Qual era il nome di Ulucci-Alì?

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Alcuni, avendo letto la precedente nota su Ulucci-Alì, ci hanno chiesto: “Sei sicuro che il suo nome fosse Pietro Cicala? Alcuni dicono che se ne ignora il nome”.

Spesso si imbrogliano le carte e, copiando uno dall’altro senza ricercare, si generano confusioni su confusione.

G. B. G. Grossi, tracciando, nel 1842 un profilo del bassà così apre:

“S’ignora il vero nome di costui, ed è conosciuto il solo suo cognome di Cicala. Nacque nella terra dei Castelli di Calabria ultra, da miserabili contadini, de’ quali pure se ne ignora il nome”.

Non pochi lo citano col nome di Pietro Cicala.

Imbroglia ancor più le acque Vito Capialbi che riporta come Gio: Jacopo De Martino, abate curato di S. Niccola di Vallelonga, nel 1634 voleva dare alle stampe “la vita di Giovan Dionisio Galeno, famoso pirata, più conosciuto sotto il nome di Ulucci-Alì”.

Altri lo dicono, ancora Dionisio Cicala. Pietro Giannone lo cita come Bassà Cicala.

Francesco Fiorentino, in “Bernardino Telesio”, nel trattare di Tommaso Campanella e della sua rivolta scrive: «A Cosenza, dove si eran manifestate propensioni verso la Protesta religiosa, gli arcivescovi d’accordo con gl’inviati vicereali attanagliavano, strozzavano, bruciavano i nuovi credenti. Due cosentini, di animo risoluto ed indomito, riuscivano a scampare alla prigione ed al rogo preparato, un Marco Berardi ed un Pietro Cicala. Quest’ultimo. Scampato. Spatriò, ed abiurò una religione che faceva arrostire gli uomini, abbracciando il Maomettanismo, che gli dava speranza di vendetta contro i feroci oppressori della sua terra. Pietro Cicala divenne Bassà Sinan, che, imbarcato sulle galèe di Amuratte III, corseggiava i mari, e faceva strazio degli Spagnuoli».

Dure le parole di Francesco Fiorentino nei confronti di quei “sant’uomini che, in nome di una croce, arrostivano i dissidenti”!

Francesco Paolo Dodaro in una sua recente pubblicazione sui palazzi di Cosenza, riporta, fra gli altri, il Palazzo Cicala appartenuto a questa famiglia di origine genovese.

Nel riportare della rivolta di Cosenza del 1480, scrive che: “venne guidata dal templare Pietro Cicala (accusato in gioventù di eresia per le sue idee antitrinitarie). La sommossa non ebbe seguito, infatti, si esaurì nell’arco di un solo giorno, anche grazie all’intervento armato della cavalleria aragonese. Pietro Cicala si offrì venendo incarcerato e, sarebbe stato processato dall’inquisizione se non fosse riuscito a fuggire, fortunosamente, dalle carceri vescovili per poi arruolarsi nella flotta ottomana, dove con il nome di Bassà Assan Cicala, svolse importanti incarichi”.

Qual era, dunque il vero nome del bassà Cicala?

Non si è d’accordo. C’è da chiedersi: – Si riuscirà a trovare un documento risolutore?-

Giuseppe Abbruzzo

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