Amministrare senza amministrazione
Non amiamo né la polemica, né lo scontro politico fine a se stesso, ma non possiamo esimerci da liberi cittadini dal denunciare la squalificante azione politica, senza nessuna visione, e la profonda decadenza nella quale l’attuale amministrazione è progressivamente scivolata, nel suo agire da tre anni a questa parte. Si percepisce un immobilismo pressocchè assoluto. Un vuoto di “potere” che fa paura e che deve farci pensare e preoccupare.
I grandi temi contenuti nel programma di governo, che pure davano una speranza, proposti da coloro che vinsero le elezioni nel 2017, si sono disciolti nello stesso vento del paventato cambiamento di cui non si è percepito nemmeno il soffio.
Lacune e cambi di rotta, di uomini e di risorse che di questo passo si rivelerà ben presto, come una delle peggiori amministrazioni di tutti i tempi per Acri.
Una politica amministrativa non si può ridurre a qualche quisquilia tanto inutile, quanto sterile intervento qua e là, a seconda delle pressioni di qualche consigliere comunale, sempre pronto al ricatto istituzionale.
Una politica vecchia, obsoleta.
Una politica senza respiro. Senza passione. In un’epoca dove servirebbe tanto coraggio, tanta lungimiranza, visione di lungo periodo, programmazione, relazioni, task force specifiche e tavoli tematici per il mondo delle imprese per analisi dettagliate sul da farsi per togliere questa città dallo stato comatoso in cui versa ormai da quindici anni abbondanti.
Il sindaco ed i suoi assessori hanno sbandierato ai quattro venti il loro supposto potere contrattuale a livello sovracomunale, salvo poi constatare che si trattava di sciatta millanteria politica.
Vi era e vi è una drammatica richiesta di priorità da dover pensare, vagliare, valutare e proporre alla città, ai cittadini che la vivono, agli imprenditori e commercianti esausti che la tengono ancora accesa per quel poco che ormai offre.
Serve con urgenza l’istituzione di un “Ufficio Europa” per intercettare fondi europei per le numerose offerte di progettualità; Partenariato Scuole-Ente pubblico per specifici fondi europei; messa in sicurezza della viabilità di tutte le strade comunali da anni, ridotte ad un colabrodo. Acquedotto come bene pubblico essenziale; turismo enogastronomico; Turismo rurale; Incentivazioni al settore delle piccole botteghe, dell’artigianato e del commercio. Lotta dura per il ripristino del presidio ospedaliero. Incentivazione di cooperative agricole.
Niente di tutto ciò.
E dopo tre lunghi anni cosa dobbiamo e possiamo dire?
Che trattasi di un’amministrazione pressoché impercettibile schiacciata tra cambi di rotta, cambi di casacca, cambi di assessori, proclami e ricatti.
Né provi l’amministrazione comunale a trincerarsi ed a giustificare il suo fallimento con il “solito” stato di dissesto finanziario dell’ente, perché questa fattispecie rappresenta per l’amministrazione un salvagente e non una penalità; grazie alla certificazione del dissesto, infatti, gli attuali amministratori hanno potuto azzerare tutto il pregresso e ripartire da zero, lasciando ai commissari l’onere della pesantissima gestione debitoria. Nonostante questo vantaggio, per mettere mani alle strade dissestate hanno pensato bene di indebitareulteriormente l’Ente ed il futuro noi cittadini, accendendo un mutuo milionario, che pagheremo noi tutti di tasca nostra (e per cosa? due rotonde inutili, quanto non necessarie visto i tempi assai e drammaticamente magri per tutti).
Ci chiediamo seriamente e senza pretestuose argomentazioni: ma davvero pensate che oggi rispetto ad un territorio che sta morendo lentamente ed inesorabilmente, col cancro dell’apatia, ci sia bisogno di spendere centinaia di migliaia di euro indebitando ulteriormente i contribuenti acresi con inutili rotatorie e con improbabili luoghi arditamente e coraggiosamente definiti “ centri culturali” in luoghi non già in via di desertificazione, ma desertificate nostro malgrado?
Lasciateci denunciarlo senza equivoco: sono operazioni di bassa lega amministrativa che pensavamo appartenessero ad un passato lontano, ma evidentemente il permanere nella stanza dei bottoni di amministratori ed ex dirigente tecnico ( uscito dalla porta come pensionato e fatto rientrare dalla finestra con incaricuccio da 500 € mensili), fa in modo che vengano riproposte cose che oggi francamente non hanno alcun senso e sicuramente non opportune e non necessarie avendo ben altre improcrastinabili assolute priorità.
Ci sarebbe bisogno di grandi, nuove e moderne idee, come abbiamo già accennato, per tentare la difficile impresa di invertire la rotta, quantomeno di provarci con determinazione e coraggio, ma ci rendiamo conto che si utilizza il mero potere solo per fare il “dipendente autista” con l’onorevole di turno ed allora è ovvio che la visione della comunità si riduce inevitabilmente a qualche intervento di puerile visibilità fine a se stessa e dal respiro assai corto.
Sarà dunque assai facile profetizzare che di questo passo l’attuale gestione politico amministrativa del Comune di Acri passerà alla storia per la più fallimentare degli ultimi trent’anni. Un traguardo non facile da raggiungere, ma che state riuscendo a centrare pienamente.
In questo drammatico quadro, aggravato ancor più dalla emergenza sanitaria, viene in risalto la colossale e palese “inutilità” del ruolo del consiglio comunale, non più baluardo di discussioni su temi importanti e vitali per la comunità, ma nelle migliori delle ipotesi un utilizzatore finale di acqua minerale ed al massimo nel lanciare invettive gratuite contro chiunque sollevi critiche di merito e di metodo rasentando il grottesco.
Tutto questo e tanto altro ancora, dipinge un quadro a tinte fosche dell’uomo solo al comando.
Infine, ma non per ultimo, teniamo a precisare come Associazione che il “potere contrattuale” utilizzato a scopo individuale non appartiene né alla nostra etica né al nostro modo di intendere la politica, e lo lasciamo, pertanto, a chi è più avvezzo e bravo di noi in queste dinamiche di vecchia politica politicante.
Acri merita molto di più, Acri deve potere continuare a sognare, a dare speranza, e non certo vederla morire così.
“Un errore comune a tutti gli uomini è quello di prendere per sapienza la propria ignoranza e, di conseguenza, di presumere di saper tutto, pur non sapendo assolutamente nulla”.
Platone, “Leggi”
Acri Sogna