Aggiornamento Coronavirus: il virus fa meno paura

Covid-19 Aggiornamento mercoledì 6 Maggio. Buona giornata

“Una bugia fa in tempo a compiere mezzo giro del mondo prima che la verità riesca a mettersi i pantaloni”

(Sir Winston Churchill)

L’epidemia ha finito col perdere la sua diabolica forza d’attacco. Tutto il fronte aperto dal coronavirus sta cedendo. Anche nell’Alta Calabria si riduce il numero degli infettati. Il Covid-19 sembra aver perso l’iniziale carica virologica. Dunque, l’estate si avvicina e con i tramonti infuocati porterà pure l’attesa normalità… controllata. Non bisogna, infatti,

mettere da parte le precauzioni anche quando penseremo di essere ormai sani e salvi e… in vacanza.

Il virus fa meno paura

Il totale di contagiati dall’inizio della pandemia, in Calabria, è arrivato a quota 1.119, a fronte di 38.461 persone testate (40.509 i tamponi totali). I soggetti in cura a domicilio sono ad oggi 554 (-23 rispetto al giorno precedente), i ricoverati in reparto 92 (-1) e quelli in terapia intensiva soltanto 4 (numero stabile). I casi attivi sono 650 (-24), quelli tecnicamente chiusi 469 (+25), i guariti sono 381, i morti rimangono stabili a quota 88.

La mappa dei contagi

Territorialmente, i casi positivi sono così distribuiti: Catanzaro 46 in reparto, 2 in rianimazione, 59 in isolamento domiciliare, 77 guariti, 32 deceduti. Il caso più recente riguarda un contagiato di Isca sullo Ionio;

Cosenza 21 in reparto, 284 in isolamento domiciliare, 124 guariti, 29 deceduti. Il focolaio di Bocchigliero può ormai considerarsi chiuso: tutti i pazienti della casa di cura per anziani infettati dal Covid si sono negativizzati. Solo uno è rimasto positivo. 15 guarigioni si registrano a Corigliano Rossano, mentre nell’unico comune “zona rossa” della regione si registrano dati incoraggianti. Su trenta degenti di Villa Torano risultati due settimane fa positivi, 16 sono adesso risultati negativi. Una bella notizia.

Reggio Calabria 18 in reparto, 2 in rianimazione, 125 in isolamento domiciliare; 96 guariti, 16 deceduti; l’unico caso segnalato dal bollettino regionale riguarda la città dello Stretto.

Crotone 7 in reparto, 35 in isolamento domiciliare, 65 guariti, 6 deceduti;

Vibo 51 in isolamento domiciliare, 19 guariti, 5 deceduti.

L’isolamento volontario

Le persone in quarantena sono 5.612, così distribuite: Cosenza 284,

Crotone 1.780,

Catanzaro 1.928,

Vibo 354,

Reggio 1.266.

I nostri corregionali stanno tornando

I rientri in Calabria che ad oggi sono stati registrati sul sito della Regione sono 23.235. Di questi, i rientri registrati per ritorno alla residenza a partire dal 4 maggio sono 5.353; in tutto 923 le registrazioni per ingressi in regione legati a motivi di lavoro, salute e attività istituzionali. I controlli nelle stazioni ferroviarie di Paola, Lamezia Terme, Gioia Tauro, Rosarno, Villa San Giovanni e Reggio Calabria continuano a ritmo serrato. Pure sull’A2 e sulla 106 Ionica gli specialisti delle Asp

eseguono tamponi di verifica.

Il plasma della ragazza calabrese aiuterà i contagiati francesi

Il plasma di Chiara per la ricerca. La 32enne paolana è guarita dal covid19 e il suo sangue sarà adesso utilizzato dall’ospedale Foch di Parigi dove è stata ricoverata. Chiara Grosso è tornata in Italia e ha completato il periodo di isolamento domiciliare. È adesso a Roma. Ci sarà tempo per tornare in Calabria, nella sua città natale, a Paola dove l’aspetta per riabbracciarla il suo papà. Il Covid19 le ha lasciato cicatrici profonde. Sono stati giorni difficili, da dimenticare. Il 12 marzo la ragazza ha accusato i primi sintomi del virus. La febbre è salita a 38. Era un giovedì, il secondo del mese. Il giorno dopo la temperatura arrivava a 39.8. La tosse diventa secca. Insopportabile. Chiara chiama il numero delle emergenze (in Francia è il 15) senza però ottenere risposte, né aiuti. Per tre giorni le informazioni sono vaghe. Solo il lunedì successivo si reca dal medico che le consiglia una radiografia urgente. L’ingresso in ospedale avviene il 17 marzo. «Nessuno era preparato all’emergenza. Eravamo in pronto soccorso nove persone in appena cinque metri quadrati. Quasi tutti anziani, io e un altro ragazzo di 30 anni. Dopo analisi, visite e prelievi la febbre era nel frattempo salita a 40. Non mangiavo dalle sette e sono svenuta». Ricovero d’urgenza, «e fino al 24 ho avuto la febbre, tosse e nausea. Ma anche mancanza totale di olfatto e gusto. Mi mancavano le forze. E la febbre saliva, ero affaticata. Al telefono mio padre che è un medico ha capito tutto. Mi ha detto di chiamare subito l’infermiera. Respiravo a fatica e i medici mi hanno messo la mascherina con l’ossigeno. Poi il trattamento con tocilizumab. Mi hanno trasferito in terapia intensiva per tre giorni e in semintensiva per altri tre». Poi le dimissioni. Buona vita.

L’infermiere calabrese partito volontario per aiutare gli infettati in Emilia Romagna

Al termine dei suoi ventuno giorni di servizio con la Protezione civile italiana per l’emergenza Covid-19, Francesco Guaglianone, infermiere professionale di Sant’Agata d’Esaro è tornato a casa. Ora è in quarantena obbligatoria: la moglie e i suoi due figlioletti sono già contenti di sentirlo più vicino, ma sperano di poterlo riabbracciare appena possibile. Dal suo isolamento, ci ha raccontato l’esperienza in trincea in Emilia Romagna, nel centro Covid di Cesena. «Per me è stato un onore ricevere questo incarico – esordisce il 40enne – e ancor di più è stato mettermi a disposizione dei colleghi in difficoltà. Noi infermieri conosciamo bene il nostro lavoro e sappiamo quando c’è bisogno d’aiuto. Ho pensato subito a chi era impegnato in prima linea e mi sono sentito in dovere di mettermi in gioco. È stato un impeto, non ho resistito a stare a casa. È in questi momenti che ti rendi conto che stai andando a fare qualcosa che “non è la regola” in un momento di difficoltà, non solo per l’Italia ma per il mondo intero». Davvero una bella storia di altruismo.

L’appello di Assindustria

Un periodo difficile. Con le imprese bloccate per settimane, la gente rimasta chiusa in casa, l’angoscia collettiva del futuro. L’emergenza Covid-19 ha spaventato l’Alta Calabria. Ripartire non è facile ma occorre non perdere la fiducia. Altre volte nella nostra regione le cose, nel corso dei secoli, si sono davvero messe male a causa di calamità naturali e guerre mai, però, i calabresi hanno alzato bandiera bianca. «Occorre sostenere la ripresa aiutando le imprese ma anche le famiglie per spingere i consumi, compressi dall’emergenza sanitaria» dice Fortunato Amarelli, presidente di Confindustria Cosenza. commentando le misure del governo per la “Fase 2”. «I danni fatti da questa emergenza sono davvero enormi e ne vedremo i risultati probabilmente solo tra qualche anno – continua Amarelli – e ora dobbiamo riuscire a ricostruire una società che abbia fiducia e speranza: se riusciamo a mantenere un certo livello di fiducia, allora la crisi diventerà temporanea, ma se si innescherà un circolo vizioso e resterà la sfiducia del consumatore, ma anche degli imprenditori a fare investimenti, questo non può che portare ad una diminuzione del livello occupazionale e ad un ulteriore momento recessivo, che non possiamo permetterci».

La fiducia delle imprese, a giudizio di Amarelli, si sostiene attraverso un’iniezione di liquidità. «Con la cassa integrazione – fa rilevare il presidente di Confindustria – è stato dato ristoro a tanti lavoratori che avrebbero anche potuto perdere il loro posto, ma è importante anche sostenere i consumatori, perché se non si sostiene il consumo poi anche le aziende si fermano. E penso a soluzioni come quelle trovate per gli autonomi o altri mezzi come il reddito universale o di emergenza». Finora, sottolinea, due strumenti sono stati fondamentali: quello delle moratorie e quello della cassa integrazione. «Ma non è abbastanza – precisa – intanto bisogna fare tutto velocemente, ma oggi c’è una gran parte di imprese, sia in quelle grandi, più strutturate, ma anche quelle piccole, che hanno il contatto con i consumatori, tutte con grandi difficoltà, e abbiamo bisogno che siano aiutate. E gli strumenti devono essere di più. Io sono convinto che avremmo potuto fare un lockdown un pò meno forte di quello che abbiamo avuto – dice ancora Amarelli – perché ci sono aziende che sarebbero potute restare aperte, ma non dimentichiamo che alcune si sono fermate per questioni di mercato, perché i loro prodotti sono magari di consumo più marginale, non di prima necessità, e sono state costrette a chiudere anche se il decreto consentiva loro di poter restare aperte». E anche in questa Fase 2, secondo Amarelli, ci saranno aziende che non riapriranno, «per evitare di aumentare costi fissi. I nostri indicatori ci dicono che si sono fermate oltre il 70% delle aziende – precisa – ed è vero che le attività dell’agroalimentare, molto diffuse in Calabria, sono rimaste aperte. Ma pensate a tutti i cantieri che sono stati finora fermi, e l’edilizia è il motore principale della nostra regione, dal punto di vista economico; pensate al turismo, che è un’altra fetta importante del sistema e che non riprenderà nella Fase 2, e neanche nella Fase 3. E se per le aziende che hanno avuto una piccola flessione gli strumenti dei mutui a sei anni possono essere sufficienti, per chi perde il 70% del fatturato questi non sono sufficienti».

Un pensiero felice a tutti. Buona giornata. Coraggio. E… grazie.

Arcangelo Badolati

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