Covid-19, ad Acri c’è sicurezza o no?

Risale a qualche giorno fa la consegna fatta dalla Laca, al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Acri di tute di protezione per Covid-19. Non ritorniamo sull’argomento per evidenziare quanto è stato fatto, non è nel costume della Laca, ma per interrogarci e riflettere sul fatto che sostanzialmente, forse, se non fosse per le donazioni private piovute da mani volenterose verso il nostro nosocomio, forse avremmo degli operatori sanitari in prima linea e privi degli idonei dispositivi di protezione individuale, altro che eroi in prima linea, ma carne da macello in prima linea.

Siamo giunti a questa amara conclusione perchè dalla visita fatta qualche giorno fa, davanti al Pronto Soccorso di Acri, per la consegna della tute, ci siamo resi conto che non esiste uno standard nella dotazione dei presidi di protezione individuale, ma ogni operatore indossa qualcosa di diverso dall’altro e ci è sembrato che ognuno si arrangia come può. Ci chiediamo a questo punto, perchè si verifica tale situazione, forse perchè non arrivano presidi standardizzati  da parte dall’Azienda Sanitaria. Se è così  l’Azienda cosa aspetta? in qualità di datore di lavoro non dovrebbe fornire i Dpi adeguati alla situazione? Se così fosse ci troviamo difronte ad una disparità di trattamento senza eguali. Infatti, non sono gli uffici dell’Asp, facenti parte di una medesima Azienda Sanitaria, che si dovrebbero occupare per legge di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro?

E’ allora chi controlla i controllori, sempre solerti ad elevare verbali, giustamente, a chi non difende la salute dei propri lavoratori? 

Cosa fanno, e dove sono gli RLS in qualità di rappresentanti per la sicurezza dei lavoratori, cioè coloro che rappresentano e tutelano i diritti dei lavoratori nell’ambito della sicurezza sul lavoro all’interno dell’ azienda?

Ricordiamo a chi di dovere che i dpi, dispositivi di protezione individuale, devono essere forniti dai datori di lavoro ai lavoratori per eseguire determinati lavori pericolosi in tutta sicurezza. Si tratta quindi di una speciale attrezzatura che il lavoratore ha l’obbligo di indossare per proteggersi da eventuali rischi  prima di iniziare le attività. L’uso dei dpi è previsto dalle norme per la sicurezza del lavoratore e devono quindi essere impiegati quando non vi sono sufficienti misure tecniche di prevenzione e i rischi non possono essere evitati. La scelta di questi dispositivi deve tenere conto di una serie di criteri indicati all’art.79 D.Lgs.81/08. Inoltre il datore di lavoro o il dirigente, ai sensi dell’art. 18 c. 1 lett. D, deve fornire ai lavoratori i necessari e idonei dispositivi di protezione individuale, sentito il responsabile del servizio di prevenzione e protezione e ora, con il D.Lgs. 81/08, il medico competente, pena la sanzione alternativa dell’arresto da 2 a 4 mesi o della ammenda da € 1.500 a € 6.000.

Lavorare in queste condizioni, se la nostra impressione fosse giusta, significa sottoporre chi lavora a rischi inutili e pericolosissimi, tale situazione potrebbe ingenerare nei lavoratori situazioni da stress di lavoro correlato.

A questo punto se ciò fosse vero che vale pagare le tasse e stipendiare direttori generali con stipendi da capogiro, quando poi deve essere il volontariato organizzato o spontaneo a tutelare chi si espone a rischi, insiti del proprio lavoro, a beneficio di un intera colettività. A questo punto formiamo un comitato e autogestiamoci il nostro nosocomio! Faremo sicuramente di meglio e con meno sprechi e con maggiore tutela per chi vi lavora!

Inoltre ci domandiamo se ad oggi siano stati effettuatti degli screening agli operatori sanitari impegnati in prima linea nella lotta contro il covid19, attraverso test sierologici, adottati da molte regioni italiane, nonché tamponi ove necessario. Nonostante apprezziamo il gesto dell’Amministrazione Comunale per aver fornito ottanta test sierologici per rilevare le immunoglobuline prodotte dal virus, ci si chiede: questi sono sufficienti per la mappattura dei tutti gli operatori sanitari?

Tutto considerato, ci auguriamo che quando da noi ipotizzato sia soltanto una mera ipotesi legata ad una svista che ci ha portato alla determinazione di formulare un ipotesi inverosimile fondata su di una impressione sbagliata. Comunque indagheremo per capire se questa nostra impressione sia vera oppure no, sempre in difesa di noi cittadini acresi, con la speranza di essere smentiti. Esortiamo anche l’Amministrazione Comunale e quindi il Sindaco, quale massima autorità in materia di igiene e profilassi, ad unirsi a noi nel ferificare se tale impressione avuta sia vera o meno.

Associazione Laca

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