Mala tempora currunt

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Scrivere un articolo indirizzato ai cittadini  del Comune di Acri in un momento molto delicato come quello attuale appare un compito obiettivamente arduo . Cavalcare l’onda emotiva scaturita dall’ emergenza sanitaria potrebbe apparire la strada più facile, ma non quella che si addice  al nostro modus operandi. Pertanto, pur avendo maturato un nostro personale pensiero su tutto ciò che l’emergenza coronavirus ha rappresentato e sta rappresentando anche a livello del nostro territorio, preferiamo evitare inutili polemiche alimentando sterili  dibattiti, dal momento che inasprire i toni non è mai stato il nostro fine, né tantomeno il nostro modo di partecipare alla vita pubblica. A tempo debito, quando, se Dio vorrà molto presto, l’ incubo si sarà dissolto,  si tireranno le somme. Non cerchiamo pubblicità a buon mercato o peggio ancora propaganda di facciata, e riteniamo che la solidarietà e la beneficenza siano virtù da serbare per quanto possibile nel proprio intimo, non avendo bisogno di un’ eccessiva, conclamata, visibilità. Mala tempora currunt, si soleva spesso ripetere in epoche passate. Che i tempi non siano buoni, purtroppo, è un dato oggettivo, che riguarda il mondo intero; malgrado ciò, vive forte la speranza che la luce ben presto avrà il sopravvento sulle tenebre, e questa è la nostra preghiera ed il nostro auspicio. In un clima, quindi, già di per sé, per ovvi motivi, piuttosto allarmato, negli ultimi giorni abbiamo assistito, ahinoi, alla temuta comparsa del Coronavirus anche nel territorio acrese (a tal proposito cogliamo l’occasione per augurare ogni bene possibile ai cittadini risultati positivi). Gli ultimi accadimenti meritano, a nostro avviso, un breve momento di riflessione. In primis, la notizia secondo la quale il presidio ospedaliero di Acri non diverrà centro Covid. Notizia che è stata accolta dal Sindaco Capalbo quasi come una vittoria, mentre logica vorrebbe che venga considerata una sconfitta, se non addirittura una battaglia persa in partenza. Tutti sanno, infatti, che il presidio ospedaliero acrese non dispone nèdel reparto di terapia intensiva, né tantomeno sub-intensiva, ed ovviamente non ha pertanto in dotazione personale sanitariospecializzato. Peccato che, solo poche settimane or sono, si chiedesse a gran voce una spiegazione sul motivo per cui i vertici regionali avessero lasciato fuori dal piano di riattivazionenosocomiale un comprensorio di cinquantamila abitanti, lontano almeno una quarantina di chilometri dalle altre strutture sanitarie della provincia, e che il PD locale si spingesse ad affermare che l’ ospedale di Acri disponeva di stanze già pronte all’ uso dotate di impiantistica per la somministrazione di ossigeno al fine di permettere di creare una terapia sub-intensiva in tempi celeri. Ci sembra oggettivamente un clamoroso controsenso ed una mortificazione all’intelligenza della cittadinanza. In secondabattuta, ricordiamo la vicenda del file audio, divenuto improvvisamente famoso, sfuggito dai confini del recinto virtuale di una chat telefonica. In piena emergenza sanitaria, se, ça va sans dire, ci fosse stata una conferma dell’ ipotetico coinvolgimento diretto dell’ Assessore alla Sanità, questo, presumibilmente, avrebbe significato una plebiscitaria  richiesta di dimissioni. La situazione si è, però, rapidamente ricomposta. In primis, attraverso un’ intervista radiofonica in cui lo stesso Assessore ha professato la sua totale estraneità alla diffusione di informazioni, ed in seconda battuta attraverso un comunicato apparso sulla stampa online locale, scritto da un concittadina coinvolta, dalla cui lettura ogni cittadino ha potuto trarre un proprio giudizio sulla vicenda. Capita a tutti di confondere il nome di un paese con quello di un altro; come quando, ad esempio, andando dal fruttivendolo, può capitare ad ognuno di confondere le mele con, tanto per dire, le pere. Episodio quindi conclusosi in maniera salomonica. Fra tutte queste incertezze, tuttavia, abbiamo appreso anche una notizia sicura: il neo-eletto Consigliere Regionale Aieta ha inteso conferire al Sindaco di Acri Pino Capalbo l’incarico di  consulente esperto al 50%. Forse, a dire il vero, una scelta che potrebbe apparire a qualcuno, in questo preciso contesto temporale, un tantino inopportuna. Siamo altresì convinti e fiduciosi, però, che seguendo l’esempio di alcuni illustri predecessori politici, il Sindaco Capalbo rinuncerà a quelle eventuali indennità spettanti nel caso in cui non siano frutto  di un servizio effettivamente corrisposto. E se realmente dovesse scegliere questa strada, anche noi, seguendo una moda abbastanza  diffusa  nel piccolo grande mondo social locale, che vede alcuni cittadini ringraziare ad ogni piè sospinto chi sta svolgendo, niente di più e niente di meno , che il proprio dovere istituzionale, garantendo la fruizione di diritti legittimi, non potremo far altro che ringraziarlo pubblicamente. Per questo, non sicuramente per altro. Invero, siamo anche un poco preoccupati di come il Sindaco Capalbo riuscirà a conciliare due incarichi, che richiedono, giocoforza, un notevole dispendio in termini soprattutto temporali. Difatti come più volte ripetuto dal medesimo Sindaco Capalbo , egli trascorre gran parte delle proprie giornate nell’ espletamento delle sue funzioni di Primo Cittadino, sacrificando persino una buona fetta di tempo da dedicare alla sua vita privata, e su questo non crediamo esistano dubbi. Ci domandiamo, adesso, come gli sarà possibile dividersi fra due incarichi a dir poco impegnativi; non vorremmo che, malauguratamente, la qualità della gestione amministrativa del nostro Comune ne possa risentire negativamente. D’ altro canto, ci saremmo aspettati dall’ opposizione un intervento più incisivo nella vicenda, perché se è vero che l’ emergenza Covid 19 rappresenti la priorità assoluta in questo momento, e ci mancherebbe altro, sarebbe anche auspicabile che non si possa trasformare nell’ ennesimo scudo, dopo il dissesto, utile per nascondere gli altri problemi del territorio. Se, come scriveva Pavese, “ Lavorare stanca”, non osiamo immaginare come si possa sentire chi sia soggetto a lavorare doppiamente. Pertanto, rinnoviamo il nostro impegno quotidiano e costante affinché, alla scadenza naturale del mandato elettorale, nel 2022, l’attuale Sindaco possa restarsene a casa. Dopo aver lavorato duramente, il minimo che possiamo  fare da cittadini è di premiarlo con un po’ di salutare riposo.                                                                                                                                                                   In conclusione ci sembra doveroso ringraziare sentitamente in particolare tutti gli operatori sanitari che, in silenzio ed in prima linea, stanno svolgendo un lavoro a dir poco straordinario per il bene di noi tutti, ed in generale tutte le categorie di lavoratori, nessuna esclusa, che in un momento così difficile non hanno mai smesso di eseguire  con dedizione e spirito di abnegazione il proprio compito, senza proclami e senza desiderio di visibilità .

Innovatori della politica

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