I preziosi appunti di Don Leopoldo
Leopoldo Pagano, nato a Diamante (CS) il 23.5.1815, è notissimo scrittore e storico. Vestì l’abito talare. Laureato in lettere e filosofia nell’Università di Napoli insegnò nei seminari di S. Marco e Bisignano. In quest’ultimo fu canonico nella locale cattedrale. Numerose sono le sue apprezzate pubblicazioni, delle quali alcune postume. Morì a Napoli il 10 aprile 1862. Lasciò manoscritti inediti, nei quali si colgono, fra l’altro, notizie interessanti. Pensando di far cosa utile per i “miei venticinque lettori” li trascrivo pedissequamente.
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“Nelle montagne di Verbicaro e di San Donato si è scoperto nel 35 (ndr 1835) in un ripostiglio delle monete di argento della Repubblica romana, che furono nascoste come quelle di Cirella e di Diamante, verso il 50 a.C.”.
“A Rogiano nella Serra de’ Testi1 o sia rottami vi sono molti frammenti di grossi mattoni, che hanno dato quel nome; i quali mattoni, doppii circa tre once (cinque o sei dita), larghi più di due palmi si ritrovano anche in Castiglione e dentro Rogiano2. Ci si è trovato pure un doglio3 (di olio)e altri vasi fittili, due monete di argento con un leone, che azzanna un cervo, e l’altra con un uomo a cavallo un …. (illeggibile) con biga, e nel rovescio una testa galeata di L. Licineo4, Gneo Domizio5 … (illeggibile) circa il 92 a.C.”.
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Nel saggio su Bisignano L. Pagano riporta sinteticamente notizie su ritrovamenti archeologici. Negli appunti manoscritti si rinvengono notizie più minuziose:
“La città di Bisignano è ricca di anticaglie. Vi sono stati scoperti tre sepolcreti l’uno a Mastro Raffo (1821) con urna cineraria o vasi mortuarii, con lucerne, un cucchiajo e una forchetta, e colà presso nel 43 (ndr 1843) si trovò un sepolcro di creta: il secondo (1845) a Ferramondo con urne e lucerne, con arnesi di ferro somiglianti alle forbici, e il terzo nell’aja o Timpone di Varolo, che è un rialto tumulario, dove si sono trovati più di trenta vasi o urne grandi sepolcrali, lucerne di creta; e vasi lacrimali di manifattura greca e con monete italogreche”.
Viene da chiedersi: – Dove sono finiti i reperti suddetti? Se ne ha notizia? -.
In caso di risposta affermativa, sarebbe interessante saperlo.
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L. Pagano si sofferma, ancora, sul carattere e sui “blasoni” rimpallati fra acritani e bisignanesi:
Gli Acritani, rozzi montanari, hanno, come un dì i Greci venuti sotto signoria, una indole servile confermata dalla signoria del forte patriziato.
E, poi,:
Gli Acritani ingiuriano i Bisignanesi, volendo dire che sono bilingui, usano il proverbio,
Bisignano ha sette facce6
e questo proverbio e diffuso per la Calabria. All’incontro i Bisignanesi accusano di rozzezza gli Acritani, dicendo
Se Cristo fosse Acritano,
anche avrebbe il pelo bizzarro7.
Del resto l’uno e l’altro popolo, non ostante le piccole differenze, dell’indole, vanno in buona armonia, e si amano.
Poi la plebe di Bisignano è infingrada, non curandosi del presente, e tarda a pensare all’avvenire (…) Per altro il popolo di Bisignano ha buone maniere; ma conserva superstizioni e pregiudizii forse più di ogni altro popolo.
Un dato su Bisignano è interessante, colta fra le note suddette: “In Bisignano (1846-1850) la pastorizia non era abbondante, e le pecore e le capre si facevano ascendere a circa cinquemila capi”. Ai tempi nostri una mole così ci sembra enorme, allora sembrava ben poca cosa.
Ancora su ritrovamenti in Acri e Bisignano:
… soldi di oro o denari aurei, i quali furono trovati a Bisignano e ad Acri, specialmente con circa 100 consimili di oro di Costantinopoli, di Benevento, di Bagdad, che trovansi insieme nell’agosto 1857 in un ripostiglio del Reno di Bologna e che debbonsi riferire di certo infra gli anni 717 e 813 (…) quelle di Acri per le teste degli augusti e per la croce potenziata si ascrivono a Leone III Isaurico8, di già defunto a Costantino V Capronimo9 e Leone IV Cazaro10 che nel 751 fu dal padre fatto partecipe dell’impero.
[1] I testi, in dialetto tìesti, che danno origine al toponimo, sono i cocci di terracotta.
2 All’epoca in cui scriveva Pagano la denominazione del paese era Rogiano che, nel 1864, fu cambiato in Roggiano Gravina
3 Il “doglio”, usato per contenere olio, è il latino doleum = giara, orcio. In dialetto è ciàrra, zirru.
4 Lucio Licinio Crasso (140 a.C. 91 a. C.) fu console nel 95. È ricordato, anche, come ottimo oratore.
5 Gneo Domizio (17 a.C. 41 d.C.) sposò Agrippina minore, perciò era padre naturale di Nerone.
6 Nel dialetto acritano suona: Tieni setti facci cum’ e Bisignànu.
7 In dialetto acritano: Si Gesucristu fussi ‘n acritànu / pur’ill’ avèrra lu vizzarru pilu.
8 Leone III l’Isaurico (675 c.a – 741 d.C.) fu acclamato imperatore d’Oriente nel 717, in sostituzione di Teodosio III. Era detto Isaurico dalla regione di provenienza.
9 Costantino V Capronimo (718-775 d.C.) fu incoronato imperatore d’Oriente nel 720 d.C.,
10 Leone IV, detto il Cazaro, (750c.C. 780). Fu avvelenato probabilmente dalla moglie.
Giuseppe Abbruzzo