Aggiornamento Coronavirus: 692 contagiati, 39 decessi
Aggiornamento Covid- 19 Calabria venerdì 3 aprile
I calabresi contagiati dal coronavirus sono fino a stamane 692. Le vittime 39.
Finisce in quarantena il medico dei tamponi: una storia paradossale
I rischi del mestiere. Roberto Pititto medico nefrologo, è stato posto in quarantena. La ragione? Ha eseguito un tampone test su una infermiera risultata positiva al covid-19. Ed ha eseguito il delicato esame utilizzando sistemi di protezione individuale forniti dalla protezione civile nazionale che, tuttavia, sarebbero risultati inidonei. È stato lo stesso responsabile della struttura, Francesco Borrelli, a comunicarlo ieri pubblicamente scusandosi. Pititto, che sino all’altro giorno a eseguito decine di tamponi, è finito dunque sotto osservazione. È lui a raccontarci tutto: «Lunedì scorso ho svolto il test sulla infermiera risultata contagiata dal virus utilizzando un certo tipo di mascherina che sembrerebbe adesso essere inidonea, così almeno ha comunicato il responsabile della protezione civile Borrelli. Lo strumento di protezione individuale non garantirebbe, insomma, adeguata protezione. Per questo motivo mi ritrovo in quarantena a casa e dovrò restarvi per i prossimi 15 giorni. Speso che vada tutto bene»,
Già, perché purtroppo di coronavirus il dottore Pititto se ne intende. È stato lui a scoprire che il paziente “1”, il pensionato cetrarese dializzato proveniente dal Lodigiano era positivo al covid-19. Proprio il nefrologo ora in quarantena ha eseguito il tampone di riscontro. «Quando è arrivato per fare la dialisi» spiega il medico «considerato che giungeva da una “zona rossa” l’ho subito trattato come se fosse un paziente positivo, predisponendo un intervento in isolamento e il suo passaggio attraverso un percorso differente rispetto agli altri pazienti». Pititto fa pure il medico volontario da 15 anni in Africa: conosce il pericolo dei virus e sa come agire. È toccato sempre a lui accertare la “positività” di un collega, il gastroenterologo Pino Errico, che ha contratto il covid-19 curando una paziente e che ha testimoniato alla Gazzetta, proprio ieri, della faticosa ma raggiunta guarigione. Mai, dunque, avrebbe immaginato di ritrovarsi a rischio di contagio. «Sono troppo arrabbiato» dice Pititto «perché non mi ha fatto fuori l’Africa e adesso rischio che mi faccia fuori la Protezione civile. Non sono preoccupato ma arrabbiatissimo». Non sappiamo se il il dottore abbia paura ma certo qualche preoccupazione deve averla. ««Ho il diritto di avere paura» sottolinea «ma ho il dovere di fare il medico. Il mio è un mestiere in cui si corrono dei rischi ma è normale. Con i rischi dobbiamo sempre fare i conti altrimenti avremmo scelto un altro mestiere». Roberto Pititto è il segretario regionale del Sindacato medici italiani. Come può ben comprendersi non è facile svolgere la professione medica in un momento così delicato. Qualsiasi paziente può rappresentare un pericolo.
I morti
Nel reparto di Malattie Infettive dell’ospedale di Cosenza è morta ieri una signora di 91 anni di Rogliano, paese diventato “zona rossa”. Aveva contratto il virus da un familiare, vano il tentativo di salvaròa messo in atto dai medici. Al “Pugliese Ciaccio” di Catanzaro è morto invece un settantenne originario di Badolato che proveniva dalla casa di cura “focolaio” di Chiaravalle. L’ altra notte, invece, a Cetraro, è arrivata in ospedale un’anziana di 85 anni proveniente da una struttura privata tirrenica. Non essendoci posti disponibili nel centro covid – e presentando la paziente sintomi compatibili con l’infezione da virus – ne è stato disposto il trasferimento a Cosenza dove, però, è deceduta. Provenendo da una casa di cura c’è da augurarsi che vengano sottoposti a tampone il personale e gli altri ospiti della struttura. Le storie di Bocchigliero, Melito e Chiaravalle rappresentano un triste insegnamento.
I guariti
Lascia l’ospedale dopo due settimane di degenza un cinquantaquattrenne di Rogliano che ha ben risposto alla cure di Tocilizumab, il farmaco della Roche contro le infiammazioni artritiche adoperato per lenire gli effetti del covid-19 sui polmoni. E’ guarito anche un cinquantacinquenne di Roggiano Gravina, Giampietro Caporale, 45 anni. Questo il suo racconto: «Sembrava una banale influenza, infatti la mattina del 6 marzo mi sono sentito meglio, tant’è vero che sono andato a pranzo da mia madre, salutando anche i miei parenti ad Altomonte. La sera però la febbre è tornata, arrivando a sfiorare 40°. Giorno 11 è arrivato il 118 perché la situazione è peggiorata. Il trasporto all’“Annunziata” di Cosenza e dopo il triage e la Tac la diagnosi: polmonite interstiziale da Covid-19. Da qui il ricovero nel reparto di Malattie infettive per le cure e gli accertamenti del caso. All’inizio ho avuto difficoltà a sopportare la cura antivirale – prosegue il racconto di Giampietro – poi il 20 marzo una nuova Tac con esito di risposta parziale alla terapia in atto. Non ho mai fatto ossigenoterapia ma ho proseguito anche con il “Tocilizumab” come prescritto dai medici e lunedì 30 un nuovo tampone, ripetuto martedì 31 a distanza di ventiquattrore. Quella sera al responso “negativo” sono esploso in un pianto dirompente e liberatorio che poi ho condiviso con la mia famiglia tramite una videochiamata: la fine d’un incubo!».
Carabiniere in gravi condizioni
Un carabiniere calabrese infettato dal covid-19 è stato trasferito in rianimazione. Fa parte del gruppo dei dodici militari dell’Arma della Compagnia di Rogliano, che sono risultati positivi e sottoposti alla quarantena. In una lettera aperta al premier Conte, la moglie di uno dei militari ha raccontato il “calvario” che ha dovuto soffrire per far sì che il marito venisse sottoposto al tampone, esame che è avvenuto dopo ben nove giorni di febbre. «Noi – ha scritto – da persone coscienziose abbiamo subito avvisato il nostro medico e chi di dovere, ma tutti ci hanno dato la stessa risposta: “Non create falsi allarmismi”. Nessuno si è interessato alla nostra situazione. Chi doveva preoccuparsi – ha aggiunto – in realtà non ci ha ritenuto una priorità». Parole pesanti come pietre.
Infermieri positivi
Due infermieri del reparto malattie infettive del Grande Ospedale Metropolitano di Reggio sono positivi al covid-19. Si aggiungono ad altri tre colleghi in servizio nei bosoni di Paola e Cetraro e in una clinica privata di Belvedere Marittimo.
Cronache da Oriolo, comune “zona rossa”
Indagine epidemiologica a Oriolo, l’ultima “zona rossa” regionale in ordine cronologico. Oltre al sindaco Simona Colotta e al dipendente dell’Asp in servizio nell’ufficio di Trebisacce, potrebbe risultare positiva al coronavirus una dozzina di persone, tra familiari dei ricoverati, dipendenti comunali e amministratori. «Ora restiamo tutti a casa», è la parola d’ordine. Mercoledì sera il provvedimento vergato del presidente Santelli ha, di fatto blindato il centro collinare dell’Alto jonio ccalabrese, sia in entrata che in uscita. Una decisione ispirata dal Dipartimento di Prevenzione dell’Asp di Cosenza che ha verificato ad Oriolo un’impennata di casi riferibili a Covid-19. Questo quanto si legge nel provvedimento: «Allo stato attuale due cittadini risultati positivi al test specifico sono ricoverati presso all’“Annunziata” di Cosenza e per ulteriori dieci residenti, alcuni dei quali con sintomatologia altamente suggestiva, si è in attesa dell’esito del test sui tamponi effettuati. La situazione rappresentata, anche in considerazione del possibile elevato numero dei contatti dei soggetti interessati, può determinare incidenza significativa nel territorio comunale, in rapporto al contesto di riferimento e alla rapida evoluzione della malattia Covid-19».
La battaglia di Chiaravalle
Lo sgombero dei pazienti dalla casa di cura “Domus Aurea” si è trasformato in una sorta di battaglia tra il gestore della struttura e il presidente Jole Santelli che ne ha deciso lo svuotamento. Difficile, tuttavia, comprendere le ragioni di tanta resistenza atteso il numero di morti registrato e il livello di pazienti positivi rilevato dai virologi dell’Asp di Catanzaro. Forse occorrerebbe lasciare un po più di spazio al buonsenso e consentire ai superstiti di raggiungere con minori e inutili problemi i nuovi luoghi di residenza. A tutto c’è un limite.
Sulla questione degli anziani e le case di riposo intervengono i segretari di di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl affermando: <Il primo modo per evitare altri accadimenti tragici è l’attivazione di un monitoraggio a tappeto con i tamponi che vanno reperiti con la massima urgenza, anche in autonomia, senza aspettare le forniture nazionali, sia per gli operatori di tutte le strutture sanitarie e assistenziali, cosi come per tutti gli ospiti anziani». Impossibile dar loro torto.
Aumento dei tamponi
Più controlli. Per arginare l’avanzata del virus e limitarne gli effetti dal punto di vista patologico. La Regione valuta la possibilità di eseguire test per rilevare la presenza del coronavirus anche agli asintomatici. Lo conferma il presidente Santelli che spiega: «Fino ad ora, in Calabria, abbiamo effettuato 8400 tamponi, uno ogni 225 cittadini. L’obiettivo è arrivare ad uno ogni 100. Con i prossimi che invieranno, intensificheremo ancora il lavoro per cercare di coprire con lo screening tutta la popolazione». In Calabria, intanto, sono state fino al momento distribuite 526.470 mascherine. E’ evidente che non bastano. Ma quello che più fa indignare è la speculazione fatta sulla vendita ai privati: vi sono esercizi che vendono mascherine anche al prezzo di 15 euro ciascuna. Una vergogna. Durissimo lo sfogo del sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà: «Da più parti ho raccolto segnalazioni su aumenti spropositati dei prezzi su beni di prima necessità, prodotti di largo consumo e finanche dispositivi di protezione individuale come mascherine o gel disinfettanti. La cosa ci preoccupa perchè inqualificabile ed inaudita. Ogni speculazione, dunque, va denunciata presso le autorità competenti e preposte al controllo». Falcomatà, lancia un appello ad avere «responsabilità etica, ancor prima che commerciale, in un periodo particolarmente delicato per le famiglie e per quei cittadini costretti a ristrettezze e disagi finanziari dovuti all’emergenza Coronavirus». Ha ragione da vendere.
La mappa del contagio
Territorialmente i casi positivi sono così distribuiti:
Catanzaro 46 in reparto, 9 in rianimazione, 84 in isolamento domiciliare, 9 guariti, 14 deceduti;
Cosenza 57 in reparto, 2 in rianimazione, 118 in isolamento domiciliare, 3 guariti, 14 deceduti;
Reggio Calabria 35 in reparto, 6 in rianimazione, 145 in isolamento domiciliare, 11 guariti, 10 deceduti;
Vibo Valentia 4 in reparto, 2 in rianimazione, 33 in isolamento domiciliare, 1 deceduto;
Crotone 21 in reparto, 65 in isolamento domiciliare, 4 deceduti.
Vita in isolamento
I soggetti in quarantena volontaria sono 9.293, così distribuiti:
Cosenza 3.055;
Crotone 1.326;
Catanzaro 1.203;
Vibo Valentia 575;
Reggio Calabria 3.134
Le persone giunte in Calabria che si sono registrate al sito della Regione Calabria sono 12.814.
Un pensiero felice a tutti. Buona giornata. Coraggio.
Arcangelo Badolati