Papà a tempo determinato
Negli ultimi anni, il tema della separazione e dell’affidamento dei figli è diventato argomento caldo, anzi rovente.
Quando un progetto famigliare naufraga, tutti dovranno fare i conti con una ferita.
La mia attenzione è rivolta ai papà, i volti meno inquadrati di queste tragedie domestiche.
Un dramma silenzioso quello della separazione, che rende uomini e donne lembi della stessa ferita.
Si parla molto, ed a ragione, della tutela delle donne, ma si dimentica spesso che neppure l’uomo è immune da violenza, certo, di diversa natura, ma pur sempre violenza.
Bigenitorialità, affido condiviso… fandonie!!!
L’ingiustizia creata dalla stessa giustizia.
I figli sono della mamma.
La “paternità negata “ è un tema che non suscita interesse, i dati, però, sono allarmanti; circa duecento gli uomini, che ogni anno si suicidano perché allontanati dai loro figli per mano delle ex mogli.
Non interessa a nessuno come può stare un genitore a cui si proibisce (con mille mezzi e modalità illecite o comunque non consone ad un genitore) di poter vedere e vivere con i figli, seppur separato.
E’ quel che viene definita l’alienazione del papà agli occhi dei bambini: la madre, alla quale i minori vengono quasi sempre affidati, per desiderio di vendetta o di rivincita personale/affettiva inizia un’opera costante di denigrazione e di demolizione della figura paterna, fino a determinare un vero e proprio odio e rifiuto del bambino a vedere il genitore.
E chi di noi vorrebbe frequentare simili figure così mal rappresentate? Nessuno.
Un dramma silenzioso quello degli uomini separati, che confina molti di essi allo stato di indigenza.
Querce abbattute senza più radici.
Uomini fragili, inermi e senza dignità.
Uomini che, non più mariti, non vogliono rinunciare ad essere padri.
Uomini che lottano ogni giorno, in silenzio, per non finire nel baratro della solitudine, dell’abbandono e della negazione dei loro diritti di genitori.
Il padre separato non fa rumore, non chiede aiuto, si vergogna. Quando un uomo non riesce a prendersi cura della propria famiglia, perde la stima in sé stesso e si sente un fallito, insoddisfatto della frequenza delle visite, dei luoghi degli incontri e dell’impossibilità di partecipare a momenti importanti della vita del bambino come compleanni, feste ed altre ricorrenze.
Ogni bambino vede il proprio papà come un eroe, ma dopo la separazione quella quercia diventa come una canna sbattuta dal vento. Così i figli dei separati sono orfani di padri viventi, grazie ad un sistema normativo farraginoso che risente ancora del pregiudizio secondo cui i figli sono della mamma.
Donne, mamme, non incorrete in questo errore, i vostri figli hanno il diritto di godere dell’affetto di entrambi.
Non hanno colpa delle scelte dei “grandi”, loro sono il frutto “sano” di un amore tramontato.
Non fategli pesare il vostro fallimento, amateli e basta.
Anna Maria Garotti