Curioso? Ma accadde

Il celebre Farinelli, pseudonimo di Carlo Maria Braschi, famosissimo cantante evirato, nato il 24 gennaio 1705, è stato variamente presentato. Si ricorda, fra l’altro, qualcosa di visionato al cinema e in teatro, come: Quel delizioso orrore… Farinelli evirato cantore, scritto da Sandro Cappelletto; e dallo stesso La voce perduta – Vita di Farinelli evirato cantore.

Nel 1737, Elisabetta Farnese, moglie di Filippo V, lo volle in Spagna.

Qui diresse l’opera di Madrid. Si racconta e si riporta da un giornale, che aveva ordinato a un sarto un vestito magnifico. Quando costui glielo portò, il musico chiese il conto:

 «Non ne feci, rispose il sarto, e non ne farò; per il pagamento ho una grazia da chiedervi. So che questa è al di sopra di ciò che io potrei pretendere, è un bene riserbato ai monarchi; ma poiché ebbi la fortuna di lavorare per un uomo di cui si parla con tanta ammirazione, non voglio altro pagamento che di udirgli a cantare un’aria».

Farinelli si provò invano a fargli accettare il denaro. Il sarto non vi volle mai acconsentire. Infine, “dopo molto dibattere, il musico vinto dal vivo desiderio di quest’uomo e più impettito dalla strana avventura, che da tutti gli applausi fin lì ricevuti, si chiuse con lui in camera, cantò i pezzi più acclamati, e spiegò tutto il fascino del suo talento.

Il sarto era ebbro di piacere, e più andava in estasi, più Farinelli metteva espressione ed energia nel suo canto. Quando ebbe finito, il sarto fuori di sé si stemperò in ringraziamenti e si preparò ad uscire.

Un momento gli disse Farinelli; se io vi ho ceduto è giusto che mi cediate alla vostra volta”.

Così detto trasse la borsa e forzò il sarto a ricevere il doppio del prezzo del suo vestito.

Ogni tanto dobbiamo stemperare l’atmosfera delle notizie serie e offrire delle “curiosità” d’altri tempi.

Le curiosità, però, potrebbero essere serie come la successiva.

Si dice sempre che un tempo le condizioni meteorologiche erano diverse da quelle attuali ed è vero. A volte, però, anche nei tempi passati succedeva qualcosa di strano. Padula ce ne dà un esempio accaduto nel 1864:

La neve in aprile. – Tutti i nostri amici ricevono ciascuno dal proprio paese lettere del seguente tenore: «Ti dò la dolorosa notizia che la neve della notte di Venerdì scorso, 8 corrente, ci ha rovinato circa la metà de’ nostri olivi. Non crederla esagerazione. Le piante erano in vegetazione e la neve unita al gelo n’ha fatto esterminio. Il paese è in lutto. I migliori olivi i più vegeti i meglio ben tenuti non si ravvisano più; li vedi sformati interamente, e tutto il terreno sottoposto alle piante è alla lettera ingombrato di rami di olivi interi caduti a terra. I danni sono incalcolabili. Noi abbiam cambiato di posizione!!! e con noi tutto il paese!

Non puoi credere che danni! che rovina!

Io stesso prima che avessi camminato i fondi vicini al paese nel credeva a tanto sterminio.

Ancora la neve non si è disciolta e le gelate si succedono. Ti aggiungo pure che le vigne si sono perdute. Per la stagione inoltrata le viti erano tutte sbocciate e il getto è stato seccato dalla gelata e possiam contare che quest’anno non vendemmieremo!!!

Se la neve avesse continuato altro poco, già ci saremmo risvegliati senza proprietà”.

Il nostro ci informa, ancora: “I1 giorno a 8 sulla montagna di Cerchiara un tal Luigi Ferrara moriva di freddo e sotto il peso della neve”.

Sono cose curiose, ma realmente accadute!

Giuseppe Abbruzzo

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