Avv. Feraudo, il salame non disseta

Riproduco di seguito il commento del’avv. Maurizio Feraudo, apparso sulla nostra pagina Facebook, all’editoriale “Lo strano caso delle minoranze: “Ho letto solo ora questa ricostruzione dei fatti che, per quanto mi riguarda, sono costretto a contestare nella parte in cui si afferma che io avrei rassicurato il sindaco circa la permanenza dei consiglieri di opposizione in aula. Circostanza, questa, assolutamente non veririera non essendomi espresso su quella che era stata la sollecitazione del sindaco. Anche perché la determinazione di abbandonare l’aula è scaturita dallo stravolgimento, da parte del presidente del consiglio e della sua maggior­anza, dell’ordine degli interventi, in netta violazione del regolamento. Fatti, questi, successivi alla richiesta del sindaco di non abbandonare l’aula. Esprimo il mio rammarico per questo modo misero di fare giornalismo, che non valorizza le battaglie di chi, dai banchi dell’opposizione, si è sempre posto coerentemente dalla parte dei cittadini. Avrebbe fatto bene il giornalista opinionista che si arroga finanche il ruolo di interprete delle posizioni politiche altrui a rimarcare le scorrettezze istituzionali poste in essere da un presidente del consiglio eccessivamente di parte, che si è rivelato incapace di condurre i lavori. E farebbe ancora meglio a leggersi il regolento consiliare per imparare che gli assessori non avevano diritto di parola, per cui il sindaco mai avrebbe potuto prendersi il tempo a loro riservato. E poi, come spiega il giornalista opinionista il fatto che a me non è stato consentito di prendermi qualche minuto di tempo dell’intervento di Palumbo, che me lo aveva concesso, mentre al sindaco é stato consentito di fare quello che ha voluto. Il giornalismo è cosa molto seria”.

Avv. Feraudo, su quest’ultima affermazione, concordo con lei: il giornalismo è una cosa seria. Ma lo è anche l’impegno politico. Ma soprattutto è da Uomini mantenere la parola data, e lei non l’ha fatto.

Nella registrazione del consiglio di giovedì scorso si sente lei rispondere al sindaco “restiamo in consiglio”, e in ogni caso chiunque in sala l’ha potuto sentire.

Sorvolo sugli epiteti che lei ci rivolge sul nostro modo di fare informazione, certamente intendiamo il ruolo di consigliere di opposizione in maniera profondamente diversa.

Opposizione significa anche controllo, e lei di non ci può venire a dire che su queste colonne non sia stato stigmatizzato l’atteggiamento del presidente del consiglio eccessivamente tollerante nei confronti del sindaco, al quale ha concesso troppo tempo per intervenire. Magari se lei in quel momento fosse stato in sala, avrebbe potuto quantomeno protestare. Ma era assente.

In ogni caso, se invoca il rispetto delle regole, deve essere il primo a uniformarvisi e fare interventi che rispettino i tempi stabiliti dal regolamento.

A proposito di quest’ultimo, lei non può affermare che gli assessori non possono intervenire, perché sono stati ripetutamente chiamati in causa. Se lei vuole conoscere i motivi del fermo dei lavori della scuola di Pastrengo è giusto che risponda l’assessore ai Lavori Pubblici. Se poi dice che il consigliere Palumbo le avrebbe ceduto qualche minuto del suo intervento, è lei a non conoscere il regolamento, perché non si può fare.

Questa situazione mi ricorda un po’ un passaggio degli Essai di Montesquieu, con un modo un po’paradossale di intendere un sillogismo: il salame fa bere (premessa maggiore), bere disseta (premessa minore), quindi il salame disseta.

Piero Cirino

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