“Dalli all’untore”, il coronavirus tra false credenze e inefficienza.

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Nel cap. XXXI de “I Promessi Sposi” è ben descritto un episodio che simboleggia come psicosi collettiva, paure e cattiva gestione rappresentino un mix esplosivo nel quale la folla sfoga le proprie tensioni e i governanti nascondono le loro incapacità. Nella scena manzoniana si racconta di come le autorità, per trovare un pretesto alle palesi deficienze, che avevano determinato il diffondersi della peste, avevano diffuso la notizia secondo la quale dei tipi ambigui andassero in giro di notte per le case a diffondere la peste, ungendo le abitazioni e buttando misteriose polverine. Fu così che un povero vecchio, entrato in una chiesa, fece per pulire e spolverare la sedia prima di sedervisi. Quel gesto fu sufficiente perché il malcapitato, uscito dal luogo sacro, venisse sonoramente aggredito dalla gente, al grido, appunto, di “dalli all’untore”.

L’episodio appena descritto potrebbe, con i dovuti distinguo del tempo, adattarsi benissimo a ciò che si sta verificando in questi giorni a proposito della diffusione delle infezioni da coronavirus. Di fronte ai primi dati, l’atteggiamento delle autorità non è stato quello di capire cosa non avesse funzionato nella catena dei controlli e come mai il virus fosse penetrato ma quello di cercare un ipotetico e fantomatico paziente zero, la cui fonte di primo contagio è risultata, peraltro, negativa al virus. All’atteggiamento irrazionale della dirigenza, a tutti i livelli, si è ovviamente aggiunto quello della gente. Fughe da luoghi considerati insalubri, supermercati presi d’assalto, paura da parte di chi vedeva arrivare persone da zone non necessariamente critiche ma considerate genericamente sospette e quant’altro. Insomma, una psicosi collettiva e generale che non solo non aiuta a prevenire la diffusione dell’epidemia ma, in molti casi è una complicanza, col diffondersi di gesti e azioni che, nella migliore delle accezioni, risultano inutili. E’ di tutta evidenza che, se il virus è penetrato, ciò è stato possibile perché la maglia dei controlli, verosimilmente, nelle prime fasi è stata più larga. Nelle fasi successive, i controlli sono stati inizialmente concentrati sulla Cina, senza considerare la possibilità che i passeggeri, veicoli del contagio, sarebbero potuti arrivare nel nostro Paese per altre vie, indirette. Solo dopo ci si è attivati a sorvegliare tutti gli altri ingressi. A questo punto la situazione va gestita senza panico e allarmismo ma adottando delle semplici misure di profilassi, dal lavaggio delle mani, alla loro disinfezione con soluzione idroalcoolica o a base di cloro quando si rientra a casa, dalla distanza di sicurezza da persone che manifestano sintomi di infezioni respiratorie. Va, altresì, tenuto presente che la letalità del virus è bassa e che i decessi che si sono verificati hanno interessato persone fragili, nelle quali il virus è andato a complicare una situazione di partenza già precaria. Insensata risulta, ancora, la corsa nei pronto soccorso ai primi sintomi generici di febbre o infezione delle vie aeree, a meno che il quadro non sia accompagnato da distress respiratorio e fiato corto.

Ciò che vorremmo trasmettere con questo nostro scritto è semplicemente un invito alla calma, adottando delle semplici misure di profilassi e tenendo presente che ciò con cui ci stiamo misurando non è né la peste né il colera ma una tipologia di virus nuova per l’uomo e verso la quale l’organismo non ha potuto ancora sviluppare difese adeguate. Nei soggetti privi di altre patologie il virus decorre come una comune infezione virale e nella generalità dei casi senza complicanze. Utili risultano le misure di recente diffuse dal Ministero della Salute, atte a contenere la diffusione, oltre ad altri provvedimenti per  limitare e controllare manifestazioni pubbliche nel breve periodo.

Questa sintetica e succinta esposizione al solo scopo di contribuire al recupero di un minimo di realismo sul fenomeno, senza sottovalutazioni ma neanche inutili allarmismi, concentrandoci su atteggiamenti concreti e razionali di profilassi.

Di seguito un succinto vademecum secondo linee guida internazionali.

Massimo Conocchia

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