Tumori ad Acri, non bastano lacrime e fiori al camposanto. Svegliamoci, se vogliamo salvare i nostri figli

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Poco più di una settimana fa abbiamo ospitato la lettera sfogo di Katia Amodio sull’apparente impossibilità di basare una qualsiasi convinzione sull’origine delle tante patologie tumorali che da tempo portano disperazione e lutto nelle famiglie acresi su un qualsiasi dato certo.

Non ci poteva lasciare indifferenti, e non abbiamo intenzione alcuna di lasciar cadere nel vuoto quello scritto intriso di pessimismo e lacrime.

Ad Acri non c’è famiglia che non abbia o non abbia avuto almeno un suo componente colpito dal cancro. Nonostante la case listate a lutto, come comunità non siamo riusciti ad avere quel sussulto, quella sete di sapere per cercare di capire, ma ci siamo unicamente limitati a portare fiori al camposanto.

Non sono mancate, nel tempo, le iniziative, lodevoli e isolate, di medici e operatori sanitari, ma in molti casi è stato come scavare a mani nude. Con sforzi eccezionali, sono anche riusciti a mettere insieme dei dati, ma fatalmente incompleti e oggi anche datati.

Quello che manca è una visione d’insieme fatta da numeri ufficiali, che escano da sedi che hanno la possibilità di accedere a registri e ricette. Ora arriva la notizia di una sinergia tra Comune di Acri e Unical, ma perché così tardi?

Possibile che finora non sia stato possibile realizzare un registro dei tumori su base comunale? Questa collaborazione avrà un arco temporale limitato o scaverà a fondo per conferire anche una dignità storica all’analisi?

In ospedale c’è un ambulatorio oncologico, che, essendo operativo da poco, può colmare in parte la lacuna. C’è poi la necessità di raccogliere i dati dei medici di base, mettendo insieme tutti i codici 048 (di esenzione per i malati oncologici), ma a partire da quando? E poi: lo studio opererà anche una casistica sulla tipologia di tumore o si fermerà a dati generali?

Certo, è un passo importante, ma sono interrogativi che inquietano tutti noi, non ci danno pace, ma ora noi non dobbiamo darne a chi può agire e non lo fa.

Questa testata si intesterà la causa e chiederemo con ossessionante periodicità al Comune di darci conto dei lavori con l’Unical, perché se i nostri padri e nostri fratelli sono sotto terra, ai nostri figli abbiamo l’obbligo di garantire un futuro. Ma per farlo dobbiamo capire.

Piero Cirino

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