Ad Acri, nonostante il Santo, i miracoli non si vedono

AD ACRI, NONOSTANTE IL SANTO, I MIRACOLI NON SI VEDONO.

Noi acresi, pur avendo Sant’Angelo d’Acri, i “miracoli” (sociali) non li avvertiamo. Avverranno, probabilmente, nelle Americhe fra gli emigrati di vecchia data che, forse, avranno difficoltà a riconoscerli e a comunicarceli. Senz’altro non avvengono fra gli acresi distribuiti nei Paesi europei, men che mai si potrebbero notare in Svizzera o in Germania.
Dobbiamo pensare allora, che la teoria del Santo in Paradiso non funziona più, o, se dovesse funzionare, non varrebbe qui, ad Acri!
Che non ci siano più i fedeli che presenziavano, una volta, tutte le funzioni nella Basilica del Beato Angelo?
No, non può essere questa la causa. I fedeli saranno diminuiti di numero per ragioni anagrafiche e per emigrazioni, ma la Basilica dei frati Cappuccini fa sempre il pieno nelle varie cerimonie.
E, allora, perché tutte queste continue fuoriuscite dei cittadini acresi a cercare lavoro oltre i confini comunali? Perché lo stesso ospedale “Beato Angelo” (per il quale Sant’Angelo dovrebbe avere un occhio di riguardo per via del suo nome) fa così acqua da tutte le parti?
E, continuando … Perché la strada a scorrimento veloce Sibari-Sila è ferma ed i lavori iniziati sono tuttora incompiuti? Perché alcuni tratti della strada SS 660 si devono percorrere ad una velocità massima di 30 km/h? Perché la decisione dell’ex sindaco Tenuta, di dare il servizio della raccolta dei rifiuti all’unica ditta concorrente, sta subendo continui intoppi? Perché cosi tanti buchi nella rete idrica e tante buche nelle strade cittadine? E, come ciliegina sulla torta, perché la galleria “Salice” sul nuovo tracciato stradale per Cosenza, pur terminata, non viene aperta al traffico?
A dire che Sant’Angelo aveva cominciato bene la sua santificazione: aveva favorito la bitumatura delle maggiori arterie cittadine. Dopo, niente più!
Che ci abbia voluto punire per qualche colpa di noi devoti ed abbia volutamente annebbiato la vista ai personaggi del mondo politico?
Eppure, in Acri, abbiamo avuto tante elezioni (comunali, regionali, nazionali, europee), i cui eletti dovevano ascoltare i bisogni che si chiedevano al Santo e spingerli o a far fare nuove opere pubbliche o a far terminare i lavori incominciati, come succede in altre parti!
Invece, qui, non si è verificata nessuna delle due possibilità. Che Sant’Angelo d’Acri voglia, oltre alle messe cantate ed ai ceri accesi, qualche particolare obolo? Non penso che ci richieda qualche grosso sacrificio. Qualcuno, però, glielo potremo pur concedere!
Quello che viene facilmente in mente, forse, ci costerebbe un po’ e toccherebbe la nostra indole: dovremmo, infatti, smetterla di dormire e di “accontentarci di quello che ci offre il convento” (pur apprezzando la carità dei Cappuccini) e darci da fare personalmente e collettivamente sia per espletare appieno i nostri doveri sia per rivendicare i diritti che ci spettano come cittadini italiani!
Questo, forse, è l’unico “sacrificio” voluto dal Santo per darci la grazia. Glielo vogliamo fare?

Francesco Foggia

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