“La locanda del poeta”, nella Sila Greca
Ci vuole coraggio, molto coraggio per voler fare l’allevatore quando si dispone di più di 22 ha di bosco ma poco più di un ettaro di terreno coltivabile, ad una altitudine media di 1.078 m s.l.m., sui versanti settentrionali dell’Altopiano della Sila. Qui, infatti, bisogna fare i conti con le rigide temperature invernali coi venti di tramontana e con le piogge, che, erodendo facilmente quel poco di suolo agrario, portano inesorabilmente a giorno la roccia madre, nonostante la copertura alberata.
In queste condizioni morfologiche, ci vuole qualcosa che vada oltre il coraggio per sostenere le sfide che la mente umana riterrebbe ardue solo pensarle. Bisogna, allora, avere tanta voglia di vedere realizzati i desideri da troppo tenuti nel cassetto. E Luigi Lorelli ha fatto appello a tutta la passione per dedicarsi all’allevamento semi-brado delle razze autoctone della Sila Greca. Ha cercato, infatti, di ricostituire e allevare le razze originarie di capre, asini, cavalli e cani pastori, che ritenute non redditizie dai moderni allevatori, si sono trovate in via di estinzione.
Un motivo d’orgoglio è stato rispondere con immediatezza all’invito di Franco Monaco, dirigente ESAC, di allevare anche il “suino nero di Calabria”, selezionato nel Centro Sperimentale Riproduzione Suini ESAC ad Acri, avvalendosi delle conoscenze tecniche e metodologiche di Ezio Zarro, Pasquale Mandarino, David Leslie Kennet (soprattutto per ridurre la mortalità neonatale dei suinetti).
I tempi non sono più quelli di 60-70 anni fa. Allora, per un misero guadagno, ci si dedicava alla pastorizia e si praticava la transumanza dalle coste ioniche ai pascoli dell’altopiano silano, adattandosi a dormire finanche nei piccoli capanni di paglia. I tempi sono cambiati e ci sono altre esigenze da soddisfare, ma i costi spingono a ridurre al minimo le spese per il personale e ad allevare gli animali allo stato semi-brado. Questo tipo di allevamento richiede, comunque, una presenza quotidiana per mungere le capre, trasformare il latte e comporta notti insonni per assistere al parto di una scrofa, una capra, una cavalla, un’asina, una femmina di pastore silano o per andare alla ricerca degli animali che fuoriescono dalla proprietà.
Quella dell’allevatore è senz’altro una vita sana e ricca di soddisfazioni ma non è semplice o spensierata (con stradelli, linee elettriche, condutture idriche da ripristinare dopo ogni nevicata, ecc.) , né tantomeno rimunerativa in un mercato i cui prezzi sono dettati dall’allevamento intensivo.
Il sogno, però, non doveva sfociare in una rinuncia, doveva continuare e proporsi alla sempre maggiore domanda di turismo alternativo, quello dedito alla ricerca di territori insoliti, tradizioni antiche, gente ospitale, cibi naturali, cucina genuina, sapori veri. E quest’ampio territorio, la cui denominazione Sila Greca fa immaginare i rapporti che doveva aver avuto con la cultura greca dell’antica Sýbaris, non viene quasi escluso dal turismo itinerante fra la costa jonica e la Sila vera e propria? Bisognava, allora, ingegnarsi per accogliere degnamente il flusso turistico, fortunatamente, intercettabile tramite Internet.
È nata, così, una struttura d’accoglienza e di ristorazione a Serra La Capra, quasi a ridosso del ciglio della profonda valle del Fiume Mucone, da dove si possono osservare il Massiccio del Pollino e il Golfo di Sibari.
Le peculiarità culinarie dell’azienda agrituristica sono piatti a base di carni di suino nero di Calabria, allevato in azienda (compresi i “frittudi” in questa stagione, cotti con lo strutto nella “quadara”), i prodotti connessi alla lavorazione del latte di capra (ricotta, giuncata, caciotte) e quelli delle carni dei propri suini neri (prosciutto, capicollo, salsicce, soppressate, “vozza”, salsiccia di fegato, lardo, “suzu”, “scarafuogli”, strutto), che vengono serviti anche con gli antipasti misti. Queste pietanze, riportano facilmente i palati degli ultrasessantenni a rivivere i sapori della loro fanciullezza.
L’azienda è piena di stradelli fino al Fosso di Pietro Cuoco e al Vallone di Costantino (ricchi di sorgenti) e le indicazioni dei percorsi interni possono portare al laghetto per la pesca sportiva, all’ovile, alle stalle dei cavalli e degli asini, alle capannine per i suini, alle casette per gli uccelli. Questi sentieri verranno collegati alle varianti ai “Cammini Basiliani di Calabria” che condurranno da Terranova di Sibari a San Demetrio Corone, ad Acri e poi in Sila Greca, fino al Pathirion di Rossano.
L’azienda agrituristica “La locanda del poeta” è tutta qui, racchiusa in un castagneto, pronta ad assicurare a camminatori solitari o a gruppi sportivi (ippici, motoristici, ecc.) una genuina accoglienza, frutto della laboriosità e della spiccata ospitalità della gente di Acri.
Francesco Foggia