Sui ritratti dei Bandiera e compagni
Come è noto i ritratti dei fratelli Bandiera e compagni furono eseguiti, nelle carceri di Cosenza, da uno di loro, Giuseppe Pacchione, artista bolognese. Egli è, perciò, fra i personaggio dell’Antonello capobrigante calabrese di Vincenzo Padula, dove, guarda caso, esegue i ritratti dei briganti.
Emilio Bandiera consegnò quei ritratti, insieme a documenti, a Gioacchino Gaudio, fornitore delle prigioni di Cosenza che, perciò, vi aveva libero accesso. Nella lettera di ringraziamento, per le gentilezze profuse, inviata insiema a quanto detto, si legge:
“Ma qui ridotti possiamo noi mai lusingarci di stendervi una mano libera e di proclamarvi al mondo, alla patria, agli onesti di qualunque opinione, uno dei pochissimi che rispettarono l’innocenza attraverso la sventura e la persecuzione? Ci affrettiamo adunque di offrirvi il meschino lavoro di queste ore di torture, che voi avete cercato render meno bisognose; ci affrettiamo di mandarvi dei fogli in cui uno di noi procurò improntare le fisonomie de suoi compagni d’infortunio. Accettateli, Signore; se a questi giorni di vergogna Italiana vorrà farne succedere Iddio dei meno tribolati, voi mostrerete ai nostri successori questa triste eredità, ed essi per noi e per la patria vi ringrazieranno e vi onoreranno: se siete invece condannato a trascinarvi nel fango della schiavitù e del ludibrio, lasciateli ai vostri figli essi almeno li metteranno in luce e voi con noi vivrete nella venerazione di quell’età avventurosa.
Iddio vi protegga ed invisibile, ma non manchevole Protettore degli oppressi, vi retribuisca per essi il bene che fate.
Dalle Prigioni di Cosenza 10 Luglio 1844”.
Gaudio custodì tutto con amorevole cura e, forse, vedendo che quei giorni agognati erano di là da venire non volle cederlo a nessuno, anche dopo l’Unità d’Italia, malgrado pressioni varie. Riteneva che i tempi agognati non erano venuti e non venivano!
Il 5 marzo 1867 Pacchione chiede a Gaudio sollecitando la consegna dei ritratti e del resto:
“perché diate esecuzione alla vostra venuta con i ritratti de’ Bandiera. Capisco che mi taccerete di importuno; ma che volete: ne sono costretto dalle continue domande che mi sono dirette dagli amici nonché dalla madre loro, che non potete immaginare con quanta ansietà aspetta il momento di vedere l’effigie de’ suoi amati figli. E come vi diceva nell’altra mia non vorrei che questa consolazione gli giungesse troppo tardi avendo Ella 82 anni.
Su via dunque coraggio mettetevi in viaggio e vi assicuro che sarete accolto con festa da tutti i buoni ed insieme andremo a Venezia”.
In quella città si approntava l’accoglienza dei resti dei Bandiera.
I ritratti furono recapitati e la Baronessa Bandiera così ringraziò Gioacchino Gaudio:
“Mestre li 22 ottobre 1867.
Signore,
Mi perviene la copia della effigie dei miei dilettissimi figli Attilio ed Emilio il cui originale tratto allo atto di sua prigionia in Cosenza trovasi attualmente in di Lei possesso.
La ringrazio condegnamente di questo tratto di cortesia che vivamente ebbe a commuovermi.
Dirolle carissimo signore che viva amarezza provonne il Materno animo mio nella attenta ispezione che porsi a quegli adorati sembianti sì mutati dall’aspetto che dessi all’ultimo loro distacco dal mio seno avevano; da ravvisarvisi l’eloquente espressione della impressione che ne soli rirono i loro lineamenti nelle crudeli ed amare sofferenze del carcere che condusseli al fatale supplizio, e che in quei momenti siano stati assistiti da un cuore gentile qual quello di Vossignoria che li sorresse nei più santi ed affettuosi conforti.
Ella ne sia doppiamente ringraziato e per le cure a loro prodigate nel gran fatto, e per quelle a me largheggiate col rendermi al Cuore l’immagine sempre viva dei miei indimenticabili.
Accolga l’espressione di mia stima e mi creda.
Sua ben affettuosa
Anna Baranessa Bandiera”
Giuseppe Abbruzzo