Verso le regionali: radiografia di un mondo inamovibile e apatico
Le imminenti elezioni regionali in Calabria fotografano una realtà con scarsa propensione al cambiamento, alla ricerca costante di un equilibrio statico, che non smuova le acque torpide di un panorama da decenni immutato e immutabile. L’unica “novità” è rappresentata dalla scelta “imposta” al PD della candidatura Callipo, uomo non nuovo a questo tipo di esperienza ma sicuramente elemento al di fuori della casta dei vecchi rappresentanti, in parte messi fuori gioco da logiche che poco hanno da fare quelle di un naturale rinnovamento. L’esigenza di cambiamento non è stata mai condivisa nella sinistra calabrese e nel PD in particolare: i nomi e i volti degli ultimi quarant’anni ne sono un’ampia e brillante testimonianza.
Callipo è stato fatto digerire a malavoglia alle gerarchie locali: in questo panorama ha anche cercato un minimo di rinnovamento, non disgiunto, però, dalla comprensibile esigenza di non urtare troppo chi con l’innovazione ha una sorta di idiosincrasia urticariante. Il risultato è stato un parziale svecchiamento, con alcuni “lupetti” pronti a irrompere nel panorama e fronteggiare eventuali tsunami. Che Callipo rappresenti almeno un parziale rinnovamento è testimoniato dal fatto che, alla vigilia della scadenza della presentazione delle liste, alcuni esponenti dell’attuale fronte di maggioranza alla Regione si sono apprestati a fare il salto del Rubicone, passando alla fazione opposta.
I sondaggi, per quello che valgono e possono esprimere, testimoniano, a oggi, la scarsa propensione al rinnovamento e la volontà di evitare che la gestione della “res pubblica” venga affidata a uno al di fuori della casta. Il calo in verticale, nei sondaggi, dei 5 stelle è un ulteriore verifica della volontà di persistenza dello “statu quo”.
In una parola, da queste elezioni non verrà, a nostro avviso, alcun tipo di spinta innovativa. Ci ritroveremo vecchie logiche e nomi imperituri al potere: ci sarà, probabilmente, solo un cambio di etichetta per rivendere sotto altro nome la stessa merce avariata.
Per concludere, una piccolissima nota locale, che testimonia della disaffezione alla politica dei nostri concittadini: queste elezioni hanno visto, contrariamente al passato, due soli candidati locali, ai quali va il nostro in bocca al lupo. Riteniamo che la presenza di qualche altro esponente in altre liste avrebbe aumentato le probabilità che Acri avesse un rappresentante regionale. In una parola: mai come nella situazione presente c’è stato un voto così libero e non condizionato. Potrei citare la situazione del 2010 – che ci vide in lizza – dove Acri partecipò addirittura con 10 candidati locali, che si spartirono poco meno di 14.000 preferenze. L’amarezza è rappresentata dal fatto che questo “deserto” rischia di fare il gioco di rappresentanti esterni, che hanno brillato unicamente per l’assenza.
Massimo Conocchia