Odio e fango
Il salvinismo ha definitivamente dato fiato a tutti coloro che, in forme diverse, coltivano odio e gettano fango gratuitamente, sono feroci quando devono gettare addosso a chiunque: ingiurie, attacchi personali, critiche immotivate, falsità!
Si tratta di un’attività incivile, retrograda, socialmente pericolosa, che di solito praticano soprattutto coloro che hanno accumulato rancori, delusioni, frustrazioni personali, che aspirano a detenere uno status sociale, una posizione di potere, spesso conquistati con compromessi e clientele, e che dietro una tastiera e uno schermo di Pc si sentono protetti al punto da scatenare i propri istinti più bassi verso un qualsiasi “nemico”, che varia a seconda degli umori, delle circostanze e opportunità.
Si tratta di una modalità che può essere portata avanti in gruppi di “opinione” dediti a cospargere di fango qualcuno, anche attraverso pilotate “inchieste” giornalistiche, in cui l’obiettivo è demolire la vita del malcapitato protagonista, a lederne la dignità, con subdole, velate insinuazioni, il più delle volte una battaglia con armi di fango diretta a delegittimare: un politico, un intellettuale, un professionista, un cittadino qualunque.
La ferocia è parte di queste nuove “belve” da tastiera: il nemico va distrutto anche a costo di inventare nefandezze, scavare nella memoria, colpire i familiari, estrapolare e inventare reati o assurde colpe; una ferocia che sopratutto serve a sostenere posizioni di piccolo cabotaggio, mediocri poteri, scagliando contro il malcapitato le peggiori accuse e critiche.
L’esercito dei salvinisti spara fango, purtroppo non annovera solo leghisti e fascisti, ma anche persone che si dicono di sinistra o presunte cinquestelliste, che si autoproclamano colte, che si dipingono intellettuali o saccenti, una categoria ancora più pericolosa perché nasconde, oltre livore e rancore, presunzione estrema e una alta, smisurata concezione del proprio ego! Quando poi non ci si trova difronte non solo di ipertrofia dell’ego ma di ernia, non trattabile purtroppo né da chirurgo né da psicoanalista freudiano o junghiano.
Purtroppo, per esperienza personale e statistiche, devo constatare che il Sud, dove forse una disperazione sociale unita ad uno scarso livello di coesione, sono un mix perverso e scatenante, è l’area d’Italia in cui quest’attività ha una incidenza devastante. Screditamento, gogna pubblica di fatti privati, attacchi personali sono il sistema efficace, quanto antico, che funziona sempre quando si deve, appunto, infangare, chiunque si pone contro certi poteri, chi esercita un sano esercizio di critica, chi si oppone, e che dunque deve essere delegittimato!
Talento, coraggio, audacia, ambizione, aspirazione alla bellezza, fanno ombra ai costruttori di fango e calunnie, ai propugnatori della maldicenza, che mirano ad esporre la persona colpita e costringerla a difendersi dalle calunnie, così obbligandola a scendere agli stessi livelli del calunniatore. Roberto Saviano in un articolo su Repubblica, quando fu colpito dalla “macchina del fango” -termine da lui coniato proprio in quella occasione- scriveva che “qualunque cosa attenti a garantire la durata dei peggiori…che non se la sentono più di cambiare, di risalire e mirano a tirare giù gli altri…” è oggetto di attacchi emaldicenza atti a produrre un devastante effetto estorsivo sulla vita personale di chi subisce il fango addosso.
È un meccanismo perverso quello che alimenta questa preoccupante tendenza, un meccanismo devastante, tipico e diffuso ovunque purtroppo, in virtù del quale se “emergi è senza dubbio perché qualcuno ti ha favorito, se ti esponi è perché sei un narciso, se hai ambizioni sei un opportunista”, dunque “nessuno è un grand’uomo per il proprio cameriere” ma siamo tutti camerieri.
E no! Caspita, spiace contraddire i costruttori di macchine del fango, ma per nostra fortuna non è così, il talento è talento, la carriera è carriera, le lauree sudate sono autorevoli, il valore umano e professionale sono tali perché riconosciuti in tante, importanti occasioni pubbliche e private, e anche per i tanti e straordinari precedenti, oltre allo stesso, qui citato Saviano, a quel genio insuperato di Pier Paolo Pasolini, e ancora prima a quel Vincenzo Padula, acrese, intellettuale scomodissimo, che tanta calunnia subì al punto da scriverne in più occasioni nei suoi testi.
La cultura è un potente antidoto a questo canceroso,perverso e diffuso modello sociale, chi lavora per diffonderla è tanto protetto quanto esposto alla macchina del fango, perché costruisce coscienze sensibili e risveglia i sentimenti di cambiamento; ma chi fa cultura sa anche che ci si protegge non dando credito alla debole maldicenza, ignorandola, riconoscendo, per l’appunto, che si tratta di fango e che non ci riguarda, facendo muro contro di essa e andando avanti a testa alta, proseguendo il proprio lavoro con lo stesso coraggio e la stessa passione di sempre.
Fermare le tante macchine del fango, tra le peggiori guerre intestine dell’Italia e del Sud, non vuol dire solo fermare l’odio xenofobo e bloccare la corrosione che queste meschinità producono, vuol dire ricostruire la fiducia, dal basso, con altri occhi e altri strumenti, cambiare lo sguardo sulle cose, costruire un tessuto di resilienza diffuso, esteso, comune, duraturo.
Nessuno degli “eroi ed eroine” della restanza si senta minacciato “in patria”, dunque, non sono coloro che pensano e agiscono in maniera resiliente ad inquinare i pozzi, perché essi coltivano e piantano, altri semi, altri grani, capaci, con nuove radici, di arginare il fango e alimentare cittadinanza onesta, attiva, solidale.
Pino Scaglione