I maccheroni delizia d’un tempo.
‘I maccarrùni indicavano, un tempo, i fusilli, le tagliatelle, una specie di vermicelli tutti confezionati in casa, ecc. ‘I maccarrùni per eccellenza, però, erano detti i fusilli.
Nel discutere o fare riferimento a persona di non troppa intelligenza, infatti, si diceva: – È ‘nu maccarùnu senza grupu (È un maccherone senza buco). I maccheroni col buco, come è noto, sono solo i fusilli.
Questa “confusione”, d’altra parte, la troviamo anche nella lingua italiana. Per sincerarsene basta ricercare su vocabolari vecchi e nuovi.
La diatriba non finisce qui. Fa discutere, ancora, da secoli, l’etimologia.
In un dizionario del primo 800 si legge:
“Maccherone, Maccoroni, che viene da Macco, Maccone e Maccaro, spezie di pasta ammaccata a guisa di gnocco, che usavasi nel media evo e che le carte di quel torno (del regno di Napoli) ricordano spesso come un de’ tributi, che il popolo pagava a chiese e conventi”.
Borelli fa derivare la voce dal greco Macaron broma, cioè cibo dei beati.
Quante volte non si sono sentiti esclamare i buongustati: – Beni mia, ‘nu bellu piatt’ ‘e maccarruni! –
“Ma lasciando le digressioni e ritornando a bomba, ed al proposito, i veri maccheroni propriamente detti sono quelli lunghi cilindrici, di ben maneggiata e compressa pasta, vuoti all’interno di cui la bella Napoli è dotta maestra e la forma dei quali dovrebbe essere di regola generale per istabilirne la definizione in nostra lingua”-
In un giornale napoletano degli inizi dell’800 si legge:
“Certamente i maccheroni di Napoli e del regno di Napoli sono più squisiti di tutti gli altri, e se noi napoletani siamo per antonomasia ghiotti di maccheroni abbiam l’orgoglio di rimbeccar chi ce lo dice per insulto, assicurando che i nostri son maccheroni per eccellenza e che invano altrove si cercherebbe fabbricarne simiglianti. E poi e poi, se questa terra di maraviglie, di arti, e di poesia è celebre per tanti versi anche i maccheroni ci fanno onore”.
I nostri antenati, cittadini del regno di Napoli, perciò, erano e sono maestri nel preparare i maccheroni e il nostro piatto tipico sono i fusilli conditi con ragù di capra. Si spera, però, che i fusilli abbiano il buco. Perché attraverso di esso passa l’acqua e cuoce bene il manufatto.
Va detto che le nostre nonne preparavano i fusilli, col buco, dalla sera precedente a quella della cottura. Questo era importante per farli indurire alquanto ed evitare che quel benedetto buco si chiudesse. Così i fusilli non erano “sciocchi” e non si poteva recitare il detto riportato in apertura.
Altra particolarità. Sulla coppa di portata dei fusilli si ponevano tre polpette.
Il numero tre, com’ è noto, è il numero perfetto, è il primo numero magico e, perciò, è beneaugurale e scaccia l’effetto nefasto degli occhi malefici.
Giuseppe Abbruzzo