Acri, paese di misteri ed enigmi.
In ambito storico-archeologico, il paese di Acri si propone come il paese dei misteri e degli enigmi. Tanti sono, infatti, i misteri, ovvero le mancate indagini o i mancati resoconti ufficiali sui molti “si dice” di ritrovamenti antichi, che, tuttora, vengono affidati inopportunamente alla memoria di qualche persona vivente (medaglione-fibula rinvenuta a Timpone della Morte per la testimonianza di M. G.; epigrafe in “greco antico” rinvenuta in seguito alla ristrutturazione della chiesa di Santa Maria Maggiore, per il “si dice” sostenuto da Raffaele Morrone ; la villa romana in contrada Policaretto a cui fa riferimento Fabrizio Mollo nella “Guida archeologica della Calabria”; il rinvenimento di due scheletri sulla strada Foresta-Pantalia, secondo quanto ho raccolto dalla voce di C. F.; le monete trovate durante i lavori di sistemazione di Piazza Purgatorio secondo quanto riferitomi da Giovanni Turano Ferraro; ecc. ecc. compiacendomi che gli scavi su Colle Dogna abbiano avuto già lo studio di Antonietta Castagna ed Andrea Schiappelli ed avranno, a breve, le descrizioni e le analisi del prof. Alessandro Vanzetti dell’Università di Roma “La Sapienza”)
Ma Acri si propone anche come il paese degli enigmi, e continuerà a rivelarne sempre di più (quello delle rocce fuse di Serra di Buda, forse, se ne verrà a capo per l’interesse del prof. Gianpaolo Sighinolfi e della sua equipe) se il suo territorio non sarà oggetto di un organico studio archeologico (l’ultimo stimolo lo si può raccogliere dal commento di ieri sulla pagina FB “Acri Pandosia capitale degli Enotri” del prof. Martijn van Leusen del Groningen Institute of Archaeology osservando le foto di tre piccoli frammenti, “definitely protohistoric impasto, probably bronze age”, ritrovati questa estate in contrada Policaretto).
Qui si propongono le foto di un sasso con un buco centrale, forse un primitivo manufatto, che poteva essere usato come un utensile se collegato ad un manico o poteva servire ad altri scopi. Siamo, comunque, alla presenza di un oggetto enigmatico, destinato a rimanere tale, perché questo “sasso bucato”, alcuni decenni fa, è stato raccolto da una persona, in mezzo ad altri sassi ammucchiati, forse, per l’opera di spietratura dei campi, in contrada Pertina.
Un importante professore, che ha diretto scavi archeologici in Acri, a cui ho mostrato l’oggetto, giustamente, non si è pronunciato su cosa il sasso rappresentasse per la mancanza di indicazioni a supporto di una sicura interpretazione (giacitura originale e contesto di provenienza, presenza di altri reperti, ecc.).
Lo si propone qui in foto per essere tenuto presente, sperando che si possa associare in futuro a qualche altro dei reperti che emergono periodicamente dal territorio acrese e che attendono da troppo tempo una collocazione storica per come risulta dalle carte storico-archeologiche (riportante ritrovamenti di materiale pre-protostorico, classico-ellenistico, romano, medievale) esposte nella sala del Caffè Letterario nel Palazzo Sanseverino-Falcone.
Francesco Foggia