Generazione X

Generazione X è il termine per definire i nati tra il 1960 e il 1980. I confini non sono nettamente tracciati ma sostanzialmente è la generazione che ha fatto seguito ai “Baby boomer” della generazione precedente. Il termine – generazione X – era sostanzialmente dispregiativo e stava a identificare una generazione socialmente poco definibile, di disorientati, pigri, nichilisti e senza obiettivi. Un senso di smarrimento che in realtà si è trasformato in un’enorme fonte d’ispirazione per scrittori e registi. Ora che questo termine è caduto in disuso – o perlomeno ossificato da un po’ – ci sentiamo di esprimere alcune riserve sul suo significato e reale valore. Chi scrive appartiene a quella generazione, e non si ritiene affatto nichilista o senza obiettivi. Sostanzialmente la generazione X è una generazione disillusa, che si è trovata a vivere e operare quando il boom era alle spalle e il nostro Paese fronteggiava, con leggerezza, una crisi economica devastante. Alla crisi economica ha fatto seguito una profonda crisi di valori e di punti di riferimento. Fatta salva qualche rara figura, gli uomini politici erano i figli e i nipoti della generazione postbellica, spesso arrampicatori, con pochi scrupoli e il più delle volte dimentichi degli ideali e delle motivazioni che avevano ispirato le generazioni precedenti. La risposta al degrado sociale e politico è stata, poi, peggiore del male. La fine degli anni ‘70 (quando una parte della generazione X era adolescente) ha visto imperversare in Italia le
“brigate rosse”, che, con l’intento di una pseudo rivoluzione, rivolgevano i loro attacchi ai pochi politici illuminati, a magistrati e giornalisti coraggiosi. La loro detestabile opera ha finito per rafforzare il vecchio pentapartito e la vecchia politica, che è stata in grado di sopravvivere fino al 1992. In un panorama del genere, coloro che si ritrovarono ad avere 20 anni negli anni ‘80 hanno dovuto affrontare un mondo che aveva perso i vecchi modelli e dimenticato i vecchi valori né era stato in grado di proporne di nuovi. In una situazione siffatta, quei giovani sono stati in grado di costruirsi un futuro in un quadro complessivo per nulla incoraggiante. Credo che, in maniera decantata, sia giunto il momento di ripensare a quella generazione, per capire cosa sia veramente stata, con la lucidità del senno di poi e in relazione alle generazioni successive. Quella generazione non ha dovuto solo ingoiare il crollo di quegli ideali con i quali si era formata, ma ha dovuto assistere, inerme, a un processo che ha spazzato solo in parte il marciume dalla politica, nel senso che ai vecchi marpioni, si sono sostituiti i nuovi, il più delle volte riciclati in nuove formazioni, che hanno permesso loro di raggiungere il nuovo millennio indenni. Sempre quella generazione si è fatta illudere, qualche anno fa, da chi si proponeva come rottamatore e gli ha dato consenso e fiducia. Nulla è stato rottamato se non lo stesso rottamatore, che, oggi, si ripropone sotto nuove e non mentite spoglie.

Massimo Conocchia

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