La Sala delle Colonne, nel Palazzo Sanseverino-Falcone.

Il patrimonio storico-artistico-culturale, anche quello delle più piccole realtà locali, ci viene invidiato da coloro che ne sono privi, mentre passa quasi inosservato agli italiani che, da generazione in generazione, lo vivono nella loro quotidianità. Forse perché lo sentono tanto che lo danno per scontato, ma, alla fin fine, fanno poco per conoscerlo nei dettagli.

In Acri, il Palazzo Sanseverino-Falcone (sec. XVII) occupa un posto di rilievo nella storia della comunità. Da circa 40 anni è di proprietà del Comune di Acri, che ne sta utilizzando adeguatamente gli spazi dopo averlo completamente ristrutturato.

A piano terra, si trova la Sala delle Colonne che si sviluppa per tutto il lato a SE (frontale all’entrata principale). L’area interna misura mq 351 (35,80 x 9,80 m) e ha nella parte mediana n. 8 colonne (6 libere e 2 integrate nei muri laterali, per metà spessore) dal diametro di circa 77 cm, fatte di blocchi cilindrici sovrapposti di calcarenite, con interassi variabili fra 5,10 – 5,40 m ed un’altezza di oltre 4,0 metri. Sui due muri lunghi sono state ricavate 46 nicchie semicircolari (24 lato SE e 11 + 11 lato NW) con diametro di 76,5 cm ed un’altezza di 2,20 m.

Per accedere a questa grande sala si deve attraversare il cortile interno, a pianta quadrata. L’entrata della Sala delle Colonne è ornata da due fontane murali. Di queste, restano tuttora i bacini semisferici in calcarenite (diametro di 1,06 m ed altezza di 0,96 m) a ridosso dei muri, che presentano due nicchie (larghe 98 cm e alte 148 cm) contenenti statue o busti di statue (come testimonia quel che resta nella nicchia di sinistra).

La struttura e la forma delle colonne spingono a porsi delle domande sulla funzionalità dell’ambiente ed a non dover scartare l’ipotesi della presenza in loco di un tempio molto più antico.

Il Palazzo Sanseverino-Falcone fornisce un ulteriore ed interessante campo di ricerca per gli storici e per i cittadini che vogliono conoscere la storia del loro territorio.

Francesco Foggia

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