Giornalismo e prebende
Nel 2005, a poche settimane dall’insediamento, l’allora sindaco Elio Coschignano mi chiese la disponibilità per l’incarico di addetto stampa del Comune. Accettai, ma alcune incomprensioni con il primo cittadino interruppero la collaborazione ancor prima di iniziarla. A distanza di qualche mese ci chiarimmo e io diventai addetto stampa, esperienza che condivisi con la collega e amica Angela Forte.
Percepivamo 600 euro netti al mese, stesso compenso che era stato riconosciuto all’addetto stampa dell’amministrazione Tenuta. Essendo corrispondente del Quotidiano della Calabria, mi recai dall’allora direttore del giornale per esporgli la situazione e i problemi che sarebbero potuti derivare dalla mia doppia veste. Mi disse che nutriva nei miei confronti piena fiducia, dicendosi convinto che avrei potuto gestire la situazione. Riuscii a farlo per circa un anno, poi mi dimisi perché avvertivo una incompatibilità di fatto nel mio doppio ruolo di addetto stampa e corrispondente di un giornale. Sono stato l’unico a dimettermi, in tutti questi anni, nonostante l’invito a ripensarci del sindaco Coschignano.
Ho raccontato questo in premessa per chiarezza e trasparenza.
Non mi piace fare dietrologia e rivangare un passato in cui c’è di tutto, ma ognuno di noi ha la sua storia e lì c’è scritto se puoi o meno ritenerti un professionista serio.
A differenza di altri miei colleghi, non ho mai interpretato la professione come un’opportunità per esercitare pressioni verso istituzioni e politica. Ci sono persone che hanno avuto incarichi in tutte le amministrazioni comunali che si sono avvicendate negli ultimi vent’anni circa, basta consultare i documenti. Ma non voglio parlare del passato più di tanto, perché il problema è qui e ora.
Pongo una domanda: può una testata giornalistica dirsi libera e indipendente se il suo direttore responsabile ha ricevuto, nello scorso mese di gennaio, un incarico come geologo dall’amministrazione comunale per 20.000 euro? E’ un incarico fiduciario, cioè senza alcuna selezione. Un atto di volontà. Ripeto, al di là di quello che è accaduto negli anni, la questione è il presente, perché il problema si pone ora.
Dico questo perché dalle pagine di quella testata, in una farraginosa e sconclusionata ricostruzione dei fatti della settimana, si insinua che Acrinews abbia cambiato toni e prospettive nei confronti dell’amministrazione comunale all’indomani della ripresa dei rapporti con Radio Akr. Giusto per chiarezza: la ripresa dei rapporti non produce alcun beneficio economico nei miei confronti, così come non fu un danno per le mie tasche l’interruzione di qualche mese fa. Personalmente non prendo un euro dalla diretta dei consigli comunali e sfido chiunque a dimostrare il contrario.
Acrinews continuerà a fare le pulci all’amministrazione comunale, a cui non abbiamo mai risparmiato critiche, ma nei suoi confronti non c’è alcuna opinione preconcetta, solo la necessità di serenità di giudizio non inficiato da risentimenti o altro.
Abbiamo un’idea alta e nobile del giornalismo e la prostituzione non ci appartiene, neanche quando il meretricio dovesse produrre benefici e trogoli cui attingere.
Il grande Montanelli scrisse: “L’unico consiglio che mi sento di dare, e che regolarmente do ai giovani, è questo: combattete per quello in cui credete. Perderete, come le ho perse io, tutte le battaglie. Ma solo una potrete vincerne. Quella che s’ingaggia ogni mattina, davanti allo specchio”.
Non accettiamo lezioni di moralità da chi non ne ha i titoli e abbiamo una grande fortuna: poterci guardare con compiacimento ogni mattina allo specchio. Non so se altri possano farlo.
Piero Cirino.
Altri media, gli stessi media, quei media, quegli stessi media: oltre che “… farraginosa e sconclusionata…”, la ricostruzione sembrerebbe anche sgrammaticata!