Un’amministrazione comunale si giudica dalla qualità che offre ai cittadini

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I cittadini di tutti i comuni, come anche quelli di Acri, sono rappresentati dai consiglieri comunali ed amministrata dalsindaco. È ovvio, che chiunque venga eletto sindaco, in rappresentanza della sola maggioranza degli elettori, non può sentirsi autorizzato a disporre come crede e non può decidere in totale autonomia su questioni di straordinaria importanza. Ad Acri, per esempio, l’attuale sindaco è stato votato al primo turnoda 6.063 elettori (49,33% dei votanti) e al ballottaggio da 5.263 (59.74% dei votanti), su 21.037 potenziali elettori, per cui, a voler essere fiscali, ha ricevuto il mandato di rappresentanza solo dal 29% del corpo elettorale. 

Nonostante queste usuali astensioni dalle urne, il primo cittadino di qualsiasi città è tenuto ad assicurare la fornitura dei servizi all’intera popolazione, sulla cui qualità si distingueranno le amministrazioni eccellenti da quelle poco brillanti. Purtroppo, quando gli amministratori non sono lungimiranti e non prevengono eventi o non programmano in anticipo la risposta al loro verificarsi, poi, all’occorrenza, sono costretti a ricorrere ad interventi emergenziali, con tutti i limiti della frettolosità (carenza di ponderazione e di analisi sulle possibili soluzioni) e con ricadute negative sulla popolazione (l’aneddoto della gatta frettolosa renderebbe bene il concetto). 

Se prendiamo in considerazione la realtà di Acri non possiamo fare a meno di evidenziare le suddette lacune organizzative: il “Piano neve” da molti anni si risolve solo con ordinanze dichiusura delle scuole; la viabilità interna e l’approvvigionamento idrico risultano inadeguati ai tempi ed alle cresciute esigenze; l’illuminazione urbana è stata a singhiozzi in diversi rioni; il “fermo” cimiteriale di qualche mese fa ha aumentato le sofferenze per la perdita di un familiare. 

Il funzionamento della macchina comunale si percepisce anche dal controllo della qualità dei servizi. Finora, molte amministrazioni ad Acri si sono preoccupate di esternalizzare anche quelli di stretta competenza comunale (raccolta differenziata dei RSU, riscossione tributi, trasporto scolastico, forse anche il funzionamento dei depuratori delle acque fognarie, etc.), senza badare né alla maggiorazione dei costi per i cittadini, né all’efficacia del servizio stesso.  

La figura di Greta Thunberg ha riscosso successo anche ad Acri ed ha “risvegliato” le coscienze sulle problematiche climatiche mondiali. Sappiamo bene, però, che ciascuno è chiamato a fare la sua parte  nel proprio piccolo, in famiglia o in paese. 

Questi simpatizzanti di Greta possono dedicarsi anche alla salvaguardia ambientale del proprio paese, magari chiedendosi se i depuratori di Acri funzionano come dovrebbero funzionare? A me, tempo fa, è sembrato che quelli di Macchia di Baffi e di San Giacomo d’Acri (per citare i più importanti) fossero quasi in abbandono. C’è da chiedersi in che misura i dirigenti comunali si preoccupino di far controllare anche il funzionamento di quelli più piccoli, sparsi nelle varie frazioni acresi? 

Se ci sono controlli approssimati o carenti sul funzionamento dei depuratori comunali, vengono di conseguenza dubbi e perplessità sui controlli inerenti il regolare funzionamento dell’impianto di un ecodistretto provinciale. 

Un’altra amara considerazione la dobbiamo fare sullo stato dei nostri mari. Nonostante tutti i sindaci siano i responsabili diretti del funzionamento dei depuratori sui loro territori, le acque dei mari calabresi risentono del loro imperfetto funzionamento e sono fortemente inquinati dalle componenti organiche e chimiche deicorsi d’acqua che attraversano i paesi interni (Battista Sangineto ci informa che in Calabria, secondo il Ministero della Salute, ci sono 22 siti pericolosi per la balneazione). 

Le undici “bandiere blu” della Calabria direbbero il contrario. Magari, fossero veritiere! Con l’attribuzione di questo “speciale riconoscimento” si vuole salvare l’immagine di molti paesi rivieraschi e il loro turismo estivo. Nell’Jonio cosentino, ad esempio, si verifica che le spiagge di Cariati, Mirto-Crosia, Corigliano-Rossano e Sibari non figurano nell’elenco; Villapiana e Trebisacce hanno la bandiera blu; Amendolara no; Roseto C. S. si; Montegiordano e Rocca Imperiale no; Nova Siri (MT) si. 

Una contraddizione (quella delle “bandiere blu” in un mare tutto inquinato) spiegabile se si prendono in considerazione altri fattori territoriali, non ultimi l’innalzamento della soglia minima degli inquinanti nelle acque, o la data e la località del prelievo dei campioni. 

Bisogna ingegnarsi per edulcorare la nostra (amara) realtà o impegnarsi tutti (cittadini, amministratori e governanti) per migliorarla?

Francesco Foggia

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