‘A ruta setti mali stuta
I nostri antenati ritenevano che la ruta avesse vari portentosi poteri. Recitavano, infatti:
‘A ruta setti mali stuta
e setti vicinanzi sarba.
La ruta combatteva sette mali e aveva il potere di salvaguardare dalla jettatura e opere magiche ben sette vicinati, da dove era piantata.
Quasi su ogni davanzale di finestra, perciò, un tempo, si vedeva una pianta di ruta in un vecchio salatùru (recipiente di terracotta, nel quale si salava la carne suina). A volte il recipiente era rotto ed era stato cucito, con ferro o cordicella, facendo opportuni fori. Altre volte il recipiente era un vecchio vaso da notte.
L’azione che faceva di certo la ruta era la cura di alcuni mali e l’allontanamento di animaletti, che la fuggivano per il suo particolare odore.
In un vecchio testo di farmacologia, edito in Venezia nel 1681, Tommaso Donzelli si legge:
“Circa la cognitione de’ delineamenti della Ruta, sicome delle sue virtù, è così volgare, che non accade farvi sopra discorso alcuno, e però basterà semplicemente dire, haver’ella infinite prerogative delle quali è stato originato il Proverbio volgare, la Ruta ogni male stuta, ma specialmente vale contro i veleni”.
Questo si scriveva e pensava nel 1600. Donzelli, a conferma di quanto da lui scritto, riporta di Ateneo, il quale scrive che “Archelao, re del Ponto, aveva un barbaro costume d’uccidere i suoi Popoli col veleno, ond’essi per evitare tanta crudeltà, il mattino, prima che uscivano di casa, si preservavano, mangiando la Ruta. Pompeo, dopo vinto Mitridate, tra le cose più recondite delle sue spoglie, trovò una ricetta di sua propria mano”.
Certo in chi legge, come è successo a noi, è scattata la curiosità di conoscere la ricetta trovata. Eccola: due noci, due fichi secchi e venti foglie di ruta. Il tutto doveva essere tritato, aggiungendovi un pizzico di sale. Si precisava che, mangiando questa mistura a digiuno, nel corso del giorno non si poteva restare vittima di alcun veleno.
E sempre nel 1600 Vincenzo Tanara riporta: “Vogliono che uno coperto di Ruta potesse andare contro il Basilisco”.
Questo si era appreso guardando il comportamento della donnola, la quale “volendo combattere con serpe, mangia ruta, e si frega con quella, col cui odore la supera”.
In realtà si era osservato che i serpenti erano disturbati dall’odore della ruta.
Le credenze legate alla ruta, va detto, sono tante e quelle riportate sono ben piccola cosa.
Giuseppe Abbruzzo