Vincenzo Sprovieri: politico muto
Vincenzo Sprovieri ebbe tanta parte nella vita di Acri, ma non si ricorda né sotto l’aspetto di sindaco, né di presidente della provincia di Cosenza, né di deputato e senatore per attività degna di nota, per dotare la città natale di quanto necessitava.
Ci soffermiamo sulle elezioni come deputato.
Nella seduta della Camera del 27 febbraio 1861 si ha la convalida delle sue elezioni. Il Relatore Francesco Crispi dice che il Collegio di Corigliano, dove era candidato lo Sprovieri: “Si divide in 6 sezioni con 801 elettori inscritti; votarono 622.
Il signor Vincenzo Sprovieri ottenne 468 voti; il signor Campagna 111; voti dispersi 40; nulli 3.
Il signor Sprovieri avendo ottenuto il numero dei voti voluto dalla legge, fu proclamato deputato. Non vi è reclamo né irregolarità quindi; l’uffizio propone che questa elezione venga convalidata.
La Camera approva”.
I deputati di altri paesi fecero sentire la loro voce per risolvere problemi locali e ottennero non poco. Il nostro deputato, non sappiamo come e perché rimase muto e, perciò, non ottenne. Perché? Va ricordato, fra l’altro, che Acri non aveva strade di collegamento coi paesi limitrofi, né quella col capoluogo di provincia.
Nel 1865 si ebbero nuove elezioni politiche e nel Collegio di Corigliano fu contrapposto allo Sprovieri il rivoluzionario, poeta, giornalista, scrittore, ecc. Domenico Mauro da S. Demetrio Corone.
Nella seduta della Camera dei deputati del 24 novembre 1865 si discute sulla convalida degli esiti elettorali.
Il deputato Salvagnoli così relaziona: «Ho l’onore di riferire a nome del II° ufficio l’elezione del collegio di Corigliano Calabro.
Questo collegio novera 832 elettori; i votanti furono 619; Vincenzo Sprovieri ottenne 333 voti; Domenico Mauro ne ebbe 198, gli altri andarono dispersi o dichiarati nulli. Le operazioni elettorali procederono tutte regolarmente, e l’ufficio definitivo dell’intero collegio proclamò deputato Vincenzo Sprovieri.
Due proteste furono fatte nel tempo della votazione e dello squittinio (ndr scrutinio); una dell’elettore La Groppa, nella sezione di Bisignano, che i voti che sarebbero stati dati allo Sprovieri erano stati procurati da amici suoi con lettere o con sollecitazioni personali.
L’altra protesta fu fatta nella sezione principale di Corigliano Calabro da un certo elettore Angelo Salvidio: questi dichiarò che nelle liste elettorali si comprendevano 11 analfabeti che non potevano essere inscritti; che sei elettori non avevano il censo elettorale; che due degli elettori erano condannati a pena infamante, che infine il presidente dell’uffizio era lo stesso candidato.
L’uffizio definitivo accolse la protesta, e replicò:
“Che quanto ai difetti allegati sulle liste elettorali non poteva tenerne conto, imperocché reclami simili conveniva farli in tempo debito avanti l’autorità competente”».
Fece osservare poi che «uno solo degli analfabeti diede il voto; che i non aventi censo e i condannati non si erano neppur presentati nella sala dell’elezione.
Quanto all’essere presidente dell’ufficio il candidato stesso non vi è nella legge disposizione che lo impedisca, né si può dire che la presenza del candidato alla presidenza dell’ufficio definitivo influisse sulle operazioni elettorali, giacché fu eletto a presidente con 168 voti, e ottenne per deputato voti 173, con proporzione quasi identica.
L’uffizio vostro, esaminate attentamente le carte, verificata la verità delle cose esposte (giacché negli allegati si trovano anche gli originali delle liste elettorali, dalle quali risulta che gli elettori nominati nella protesta non hanno preso parte alcuna alla votazione); ritenuto che nessuna prova venne addotta dinanzi alla Camera come dichiarava di voler fare il reclamante Salvidio intorno ai fatti che riguardavano, secondo lui, qualche maneggio elettorale, il secondo ufficio è stato unanime a proporvi la convalidazione di questa elezione».
Malgrado tutto, la Camera approva l’elezione di Sprovieri.
Va tenuto presente che bisognava fare fuori Mauro che, malgrado i tanti meriti, era di fede repubblicana. I brogli e i voti di scambio? Non erano veri, secondo il relatore, e si capisce perché.
Così si procedeva quando, come qualcuno sostiene, “le cose si facevano alla luce del sole e seriamente”. Peccato che la Storia lo sconfessi.
Malgrado i nostri sforzi, non siamo riusciti a trovare battaglie sostenute dallo Sprovieri in Parlamento. Per la verità abbiamo rintracciata la seguente.
Il segretario, nella tornata della Camera dei deputati del 3 dicembre 1872 sunteggiava la petizione, recante il numero 470:
“166 elettori del collegio di Corigliano Calabro, Cosenza, invocano l’abolizione del contatore e che sia data facoltà ai municipi di adottare un nuovo sistema più conveniente e graduale di riscossione giusta apposito regolamento da approvarsi dalla deputazione provinciale”.
Sulla petizione interviene Vincenzo Sprovieri:
“Domanderei che la petizione avente il numero 470, colla quale parecchi elettori del collegio di Corigliano Calabro invocano l’abolizione del contatore, fosse dichiarata d’urgenza e trasmessa alla Commissione incaricata di riferire intorno alla tassa sulla macinazione”.
Altre richieste degne di nota? Nessuna!
Acri non aveva bisogno di strade e di quant’ altro necessitava. Per il deputato e poi senatore Vincenzo Sprovieri era tutto a posto, perciò su questo e su tutto restò muto!
Giuseppe Abbruzzo