Tavoletta del tempio di Cerere rinvenuta a Padia

Lo scorso 27 maggio, Raffaele Morrone dava un’informazione straordinaria << A Napoli, qualcuno mi disse, è custodita la “carta di identità” di ACRI. E’ un tavoletta di marmo scolpita in greco arcaico risalente al periodo della colonizzazione greca della Calabria. Pare sia stata trovata nelle fondamenta del tempio della dea Cerere, attuale chiesa di Santa Maria a Padia. Cercatela a Napoli… è l’unico tesoro di valore inestimabile di ACRI >>. Aggiungendo, successivamente, << Il signore che la tradusse (la tavoletta) esclamò: “Avete distrutto la carta d’identità di Acri”. Chiedete al sig. Tonino Cugliari….>>.
Tonino Cugliari mi ha confermato che durante i lavori di restauro della chiesa di Santa Maria Maggiore, nel rione Padia, è stata rinvenuta la tavoletta in marmo con un’iscrizione in greco, e che l’arciprete Don Michele Dionesalvi concordò con il sindaco di allora, dott. Salvatore Siciliano, di portare a compimento, comunque, ai lavori di ristrutturazione dell’edificio. Naturalmente l’arciprete era preoccupato più di erigere la sua Chiesa, alla stregua di tanti altri fin dall’avvento del cristianesimo (come è successo al tempio in stile dorico del V sec. a.C., dedicato ad Atena nell’isola di Ortigia della polis di Syrakousai, l’odierna Siracusa) che non valorizzare la testimonianza storica di una civiltà più antica, nel centro storico di Acri.
Suppongo che sia stato il dott. Siciliano, farmacista, a preoccuparsi di fare esaminare il reperto a Napoli dallo specialista per eccellenza, il prof. Amedeo Maiuri.
Adesso, è opinione diffusa che le ristrutturazioni di edifici storici, compresi quelli di culto, non devono cancellare ma tendere a salvaguardare le tracce che raccontano o fanno emergere la successione di fasi storiche ignorate. A volte basta un pezzo d’intonaco rimosso per portare alla luce un importante affresco anteriore di millenni.
Normalmente i lavori vengono fatti con la direzione e la vigilanza delle Soprintendenze, ma la loro esecuzione è subordinata, in particolar modo, alla sensibilità ed alla volontà del privato che ha ordinato i lavori (l’arch. Renato Catalano, quale presidente dell’Archeoclub di Acri, ha cercato di salvare il salvabile nella Chiesa della SS. Annunziata in seguito ai lavori di ristrutturazione grossolana voluti dal parroco don Luigi Basile). La conservazione anche di un’insignificante traccia del passato rende onore alla persona che la disponga, per venire utilizzata, a distanza di tempo, da storici o archeologi.
L’identità storica di Acri non può fare a meno di campagne di indagini archeologiche, tanto meno delle testimonianze emerse da scavi o da demolizioni di manufatti ed oggi impone agli OO.CC. la ricerca della tavoletta in marmo ritrovata (probabilmente insieme ad altri reperti sfusi) nel “recupero” della chiesa di S. Maria Maggiore nel rione Padia.
Si allega anche la foto di una colonna (in mattoni) tuttora conservata nel fabbricato (ex proprietà dell’avv. Bernardo Sisci) adibito ad oratorio della chiesa S. Margherita Vergine e Martire in Amendolara, a provare l’esistenza di un chiostro di convento accorpato anticamente alla chiesa vicina.

Francesco Foggia

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