Napoli: il parroco del rione Sanità sottrae i ragazzi alla camorra, attirandoli con la boxe e altre attività.

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E’ di pochi giorni fa la notizia del parroco della centralissima chiesa del rione Sanità di Napoli, che ha praticamente trasformato la sagrestia in una palestra messa a disposizione dei ragazzi del quartiere, che in quel luogo trovano ambienti e strutture pronti ad accoglierli e favorire una serie  di attività benefiche per il corpo e per lo spirito. Oltre alla boxe, infatti, don Antonio Loffredo, ha messo su dei corsi di musica, teatro, danza e pittura. Abbiamo deciso di scriverne per rimarcare come, assai frequentemente, è dalle milizie periferiche che arrivano gli sforzi principali, al di là delle belle parole e dei discorsi d’occasione. Don Antonio non è un caso isolato, lo sappiamo. Spesso, questi preti che operano nelle zone più difficili delle grandi città si trovano da soli a fronteggiare degrado e tant’altro. Riteniamo ci sia una sola strada per affrontare con successo uno dei mali peggiori del nostro  Paese e questo percorso passa attraverso la riproposizione di culture alternative a quelle proposte  dalle organizzazioni criminali. La camorra, la ‘ndrangheta trovano adepti agevolmente perché  spesso garantiscono ciò che lo Stato non riesce a dare: lavoro e sicurezza al prezzo amaro della rinuncia alla propria libertà e spesso alla stessa dignità di uomo. Tirare fuori i ragazzi dalle strade, proporre loro modelli alternativi, riteniamo sia essenziale se si vuole seriamente competere con organizzazioni che trovano terreno fertile proprio grazie al vuoto e all’abbandono. Non infrequentemente ci imbattiamo in una frase, che sembra quasi abusata: la cultura ci rende liberi. Ci siamo mai chiesti da che cosa ci rende liberi? Ci rende liberi dai pregiudizi, ci rende indipendenti in quanto non siamo costretti a pensare con  la testa degli altri, permette alla nostra personalità e al nostro senso critico di venire fuori. Il modello proposto dal prete del rione Sanità è da imitare in quanto contrappone alla cultura della  sopraffazione la libertà di pensiero e l’autonomia di giudizio. In un tempo in cui i libri si vanno rarefacendo, le librerie chiudono, c’è più che mai bisogno di spazi che valorizzino la nostra libertà  e il nostro pensiero.

La grandezza di un uomo, non consiste nel non avere paura – quella sarebbe incoscienza – ma nel saperla affrontare e gestire. Spiritualmente ci sentiamo a fianco di chi, come il parroco di Napoli, ha rinunciato a una vita di “tranquillità”, vive in trincea e fornisce un’alternativa alla strada e alla cultura della sopraffazione.

Massimo Conocchia

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