COSA VUOL DIRE SANTU PIETRU? E…
Vocaboli ed espressioni tipiche scompaiono dall’uso o, se in uso, è difficile rintracciarne l’etimologia/ l’origine.
Vi è un’espressione, nel dialetto acritano, non più in uso che, se recitata da qualche anziano, vanamente se ne cerca il significato: fari Santu Pietru. La traduzione letterale è: fare San Pietro. Così detta, l’espressione non significa nulla. Era usata dalla gerarchia pastorale e significava: fare la transumanza verso i monti della Sila.
Un tempo pascolavano sul territorio di Acri numerose greggi di animali vari. Il Comune, annualmente, dava in fitto i suoi pascoli, facendo pagare una tassa per ogni capo che vi s’immetteva. La cifra, che variava a seconda dell’animale, era detta fida e ruolo di fida l’elenco dei fidanti.
Acri, essendo paese dal territorio montano aveva pascoli estivi, i pascoli invernali erano quelli posti nei Comuni di marina.
Il massaro sapeva, per consuetudine, quando doveva fare Santu Pietru, quando cioè doveva trasferirsi nei pascoli estivi; poi la denominazione indicò, indifferentemente anche il trasferimento a quelli vernotici.
La ricordo la transumanza. Alcune greggi scendevano dalla Sila, seguendo la strada che attraversava S. Maria la fiumara, S. Giacomo, Foresta e raggiungeva le rive dello Jonio. Altre, non sappiamo perché, seguivano la strada per Acri. Ricordo che pernottavano nella zona Caccia: nello spazio davanti l’attuale anfiteatro, dove è stata variata la strada. Là l’indomani, non potendo procedere alla lavorazione dei latticini e, dovendo mungere ovini e caprini, il latte si regalava al popolo. Era una accorrere con recipienti per avere latte senza dover sborsare un centesimo. Ecco, perché i nostri antenati aspettavano Santu Pietru.
Quel giorno, in casa, si preparava la làgana (sfoglia), a base solo di farina, acqua e sale; e ricavati i tagliolini, in un recipiente, si portava all’ebollizione l’acqua per la cottura. Si calavano i tagliolini. Appena mezzocotti, si scolavano, si versavano nella pentola il latte e i tagliolini, per portarli a completa cottura.
L’attesa, per divorarli, era tanta in un’epoca in cui la fame era il miglior condimento.
Dato che Acri aveva pascoli estivi e Corigliano vernotici, fra le due Università (Comuni) si stipulò un accordo il 23 agosto 1500. Barone dell’Università di Corigliano era Bernardino Sanseverino, detto il prodigo.
Si stipulava accordo per pascoli comuni, come recita il documento: “et propter comumem utilitatem et beneficium, pro comuni commodo et defensione, debet fieri subventio, et unus alteri cogitur subveniri cogent necessitate, ita quod fuit quodam compensativa distributio et animadvertentes, quod de iure gentium prima omnia bona in hoc quo conslituta erant comunia”.
La comunione, poi, fu infranta dal barone Compagna, nella prima metà dell’800. Le Università di Acri e Corigliano, rivendicando gli accordi stipulati secoli prima, perciò, lo chiamarono in giudizio.
Perché non ricercare i “tratturi”? Si potrebbero tracciare itinerari turistici come messa in atto in altre regioni.
Giuseppe Abbruzzo
Non avevo mai sentito parlare dei Santu Pietru e ho trovato interessante conoscere la forzata generosità dei massari che, comunque, portavano festa in tante case. Altro che Santu Pietru, considerando le difficoltà di tempi contrassegnati dalla fame.
Anch’io provengo da una terra di transumanza, l’Abruzzo, e so di tratturi percorsi oggi da appassionati di trekking, accompagnati da guide esperte. So di percorsi insieme con le pecore, che vanno dai monti al mare e viceversa, a cui aggiungono esplorazioni e scoperte di insediamenti rupestri, di capanne in pietra a secco, di complessi agro-pastorali, di luoghi dove osano i camosci. Senza parlare dei panorami mozzafiato, che vanno dal mare al Gran Sasso, dal mare alla Majella.
Grazie, caro Prof. Abbruzzo!
Grazie, proff. Azzarelli,
per la particolare attenzione che pone alle mie scorribande che trattano argomenti di natura diversa.
Il fari Santu Pietru, ossia la transumanza è ora solo nel ricordo di qualche anziano. Una volta era “naturale” e atteso, per quanto ho scritto.
La citazione dei pastori d’Abruzzo mi ha richiamato alla memoria i bei versi Dannunziani: “Settembre andiamo è tempo di migrare”!
Grazie amcora e mi auguro che gli interventi successivi abbiano il suo apprezzamento.
Grazie!