A retrocedere non solo l’Acri ma un intero sistema
Il play out tra Soriano ed Acri, giocatosi domenica, ci ha dato tanti spunti, non solo sportivi, sui quali fare alcune riflessioni e magari innescare quella scintilla costruttiva che possa portare ad alcune soluzioni. Iniziamo, però, dal punto di vista prettamente calcistico: dopo 13 anni, l’Acri retrocede in Promozione, anni nei quali i rossoneri hanno conosciuto successi e cocenti delusioni, dalla promozione in Serie D alla clamorosa retrocessione dopo un campionato (2011/2012) in cui la squadra aveva concluso il girone d’andata in testa alla classifica. Ma anche la Coppa Italia regionale vinta il 4 Gennaio 2015, fino ad arrivare alla finale play off della scorsa stagione persa contro il Castrovillari. Insomma anni in cui i rossoneri sono stati tra i protagonisti del panorama calcistico calabrese: domenica per l’Acri si chiude forse un ciclo dal quale ripartire cercando di sfruttare le tante potenzialità che il centro cosentino può offrire al mondo del calcio. La società nella giornata di ieri attraverso un comunicato stampa ha rimandato ad un imminente conferenza tutte le varie spiegazioni ed analisi della fallimentare stagione, ed allo stesso momento si è assunta le responsabilità: “abbiamo fallito assumendoci tutte le responsabilità del caso – si legge – ma siamo certi di aver fatto di tutto per tentare di mantenere la categoria, con dignità e coerenza”. E poi: “dispiace tantissimo perché Acri ha una tradizione sportiva ed una mentalità sportiva “ogni oltre categoria” ed i nostri tifosi lo hanno dimostrato seguendo anche a Soriano la squadra in massa”. Questo, l’aspetto sportivo, con la retrocessione della società acrese, al quale facciamo un in bocca al lupo per un presto ritorno in Eccellenza e la permanenza in categoria del Soriano, società seria e che merita questo traguardo, soprattutto squadra dall’organico di valore. Non merita però, l’Ags Soriano e l’intera città di Soriano un impianto sportivo del genere: o meglio dell’impianto sportivo adatto a disputare una finale play out e di conseguenza un massimo campionato di calcio regionale neanche l’ombra. Non vogliamo discutere sulle condizioni del terreno di gioco, ci sono molti campi in terra battuta in giro per la nostra regione messi anche peggio ma nel 2019 alcuni “spettacoli” dovrebbero essere evitati, in quel rettangolo di gioco dovrebbero emergere giovani calciatori, e cosi è veramente difficile. In questo caso molte responsabilità sono delle società, ma il Comitato Regionale ha sicuramente il compito di vigilare meglio e di fissare dei paletti: ne va della crescita dell’intero movimento calcistico. I Comuni, poi, dovrebbero dotarsi di strutture adeguate, solo cosi una collettività può crescere: domenica a Soriano, ma cosi come in tanti altri centri calabresi la situazione che i tanti tifosi delle due squadre si sono trovati difronte è davvero molto triste. Uno “stadio” con un unico accesso, senza zone di pre- filtraggio, con servizi igienici carenti e con un’unica tribuna divisa appena da una rete. Complimenti alle due tifoserie, che, nonostante i normali e ovvi sfottò, hanno dimostrato senso di civiltà nonostante la posta in palio fosse abbastanza alta ed il nervosismo si tagliasse a fette. Tra i vari episodi, quello forse più paradossale è accaduto al termine del primo tempo supplementare, quando a causa dell’esplosione in tribuna di un petardo, un giocatore del Soriano (Fabio) si è accasciato a terra, crediamo tramortito dalla deflagrazione: ci chiediamo se sia normale che il giocatore per ricevere i soccorsi abbia dovuto attendere sdraiato a terra per oltre venti minuti, in attesa di un ambulanza dall’ospedale di Vibo Valentia. Insomma, un play out che sul campo a visto una squadra salvarsi ed una retrocedere, ma che analizzato bene e con dovizia di particolari ha visto retrocedere un intero sistema.
Francesco Spina