Sinistra, oh cara! Come e perché si sta eclissando un’ideologia

Chi non ricorda il bellissimo film di Nanni Moretti, “Palombella rossa”,
in cui l’attore regista, rivolgendosi a D’Alema, che vedeva in tv, gli indirizza la famosa frase: “D’Alema, dì qualcosa di sinistra!“. Già circa un trentennio prima della crisi profonda che ha pervaso la Sinistra in Italia, Moretti aveva ben inteso la deriva che stava prendendo il principale partito di quello schieramento. Con quella
frase ci ha dato il senso di quanto le gerarchie si stessero progressivamente allontanando dai bisogni dei più deboli, dei meno protetti. C’è stata, poi, la lunga e altalenante esperienza dei governi di centro-sinistra, a cavallo tra la fine del millennio e il primo quindicennio di quello nuovo. Quelle esperienze erano viziate
dagli eccessivi compromessi che si erano dovuti raggiungere, in forza di un sistema elettorale inadeguato, che non garantiva maggioranze solide. Il risultato è stata una sorta di insalata che, con inimmaginabili equilibrismi, ha garantito la sopravvivenza dei vari governi (peraltro non sempre) ma ha sacrificato tanta parte delle speranze e delle attese di chi si riconosceva in quello schieramento.
Fino ad arrivare alla fase del renzismo, con una politica a metà strada tra liberismo e socialdemocrazia, con qualche punta di neocentrismo, che tanti danni ha provocato in termini di tutela delle fasce più deboli. Basti pensare, ad esempio, alla battaglia sull’articolo 18, che sul piano pratico riguarda un numero non elevato di lavoratori, ma, sul piano concettuale e delle tutele, non c’è
dubbio che abbia messo il lavoratore, nel confronto col datore di
lavoro, in una posizione di debolezza.

C’era bisogno di arrivare a tanto? A fronte di una deriva neocentrista del principale partito di centrosinistra, la sinistra cosiddetta radicale ha risposto chiudendosi a riccio, con un atteggiamento tra l’ostruzionismo e un’anacronistica riproposizione di schemi francamente inadeguati ai tempi e alle situazioni, che l’hanno ricondotta a percentuali risibili e condannata ad essere scarsamente rappresentativa. Se risulta abbastanza agevole descrivere l’attuale, desolante, quadro del centrosinistra, ben più difficile risulta intravedere una via di uscita. Il PD, nonostante la batosta, continua a essere pervaso da mille anime e da componenti frazionali che l’elezione di Zingaretti non è riuscita a superare.

La sinistra italiana non è sfuggita alla crisi globale provocata
dall’ultraliberismo, dalla fine del “socialismo reale” e dalla modificazione dei rapporti di produzione imposti dalla mondializzazione. Ciò che la Sinistra non ha compreso è che il cambiamento del mondo, specie le trasformazioni radicali
dell’economia, indebolivano gli operai, che si trovavano sempre meno tutelati dai cambiamenti in atto. In bilico tra nostalgie del passato (sinistra radicale) e incerti passi verso una socialdemocrazia europea, la Sinistra italiana ha, in poco tempo, dilapidato un’eredità enorme, che era rappresentata da ciò che era stato il P.C.I. di Berlinguer, senza dubbio il più grande partito comunista dell’Europa occidentale. La frenesia convulsiva di liberarsi di un’eredità ritenuta pesante, ha portato a buttare via l’acqua sporca col bambino. In sintesi, il mondo operaio e produttivo ha fatto sempre più fatica a identificarsi in un movimento che non vedeva più come la propria casa. L’elettorato, confuso e disperso, è divenuto facile preda di populisti, che lo hanno ingannato prospettandogli una sorta di paradiso terrestre non realizzato né realizzabile. I DS prima, il PD poi, hanno sprecato decenni per rincorrere Berlusconi, perdendo di vista i propri elettori e la loro tutela. Oggi, il PD rincorre Salvini e Di Maio e continua a ignorare le fasce più deboli. Misure, discutibili quanto si vuole, ma che vanno in direzione dei più deboli (reddito di cittadinanza; riforma delle pensioni, lotta ai privilegi, ridimensionamento delle indennità e pensioni dei parlamentari ), che avrebbero dovuto essere affrontati dai vari governi di sinistra che si sono succeduti, oggi sono appannaggio pasticciato del governo giallo verde, e la Sinistra sembra non preoccuparsene. A sinistra del PD, il panorama è affollato e poco leggibile. Da questo quadro, desolante, si può uscire solo inventando un nuovo soggetto politico, che porti al superamento delle etichette, che abbia come priorità programmatiche il lavoro, la tutela dei diritti acquisisti, il mutualismo, la difesa di un pubblico di qualità con la lotta agli sprechi e ai privilegi, un sistema fiscale non
opprimente e più equo. Sono sicuro che su questi temi, al di là dei vecchi steccati, si possa ricostruire un nuovo modo di fare politica e un’alternativa seria ai populismi dilaganti.

Massimo Conocchia

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