Le ragazze pregavano per aver marito
‘A fìmmin’ a quinnici anni:
o ‘a marìti o ‘a scanni!
La donna raggiunta l’età di quindici anni o la mariti o la uccidi, si diceva, perché, una volta, le donne sposavano molto presto.
In Acri, se vi erano più donne in casa, dovevano sposare in ordine di nascita.
E se la prima era brutta? Le altre dovevano aspettare che lei trovasse marito.
Era un vero problema!
Tante si rivolgevano a vari santi, nelle varie parti d’Italia, perché il problema di trovar marito sembra fosse grosso e non poco dovunque.
In alcuni luoghi si rivolgevano a S. Pasquale, recitando:
San Pasquale Bailonne,
protettore delle donne;
e mandatemi un marito
bello, rosso e saporito,
come voi tale e quale
o glorioso San Pasquale.
Il santo faceva il miracolo? Non lo sappiamo. Sappiamo, però, che la difficoltà di trovar marito, in parte era dovuta alle guerre, come ricorda un canto di Rossano C.:
O schettuliddi, chiangiti, chiangiti,
Mo’ chi lu Rre s’ha fatta li surdati,
Si ha pigghiatu li giuvani arditi,
Vi cci ha lassati li vecchi abbabbati.
A Sant’Antoni jati ricorriti,
Scàuzi ’ngammi coma vi truvati:
O Sant’Antoni mia, si ’u mi maritu,
Patrennostri re mia nun v’aspettati.
S. Antonio, perciò, era un altro santo al quale le aspiranti si rivolgevano.
In Acri il santo al quale rivolgersi per questa “necessità” era S. Francesco di Paola. Lo si faceva perché, il Santo, essendo calabrese comprendeva meglio degli altri il dialetto? Lo si riteneva più miracoloso rispetto agli altri santi altrove invocati? Non lo sappiamo. I mattacchioni, ai quali non sfuggiva questo pregare, non smettevano di lanciare frecciate sarcastiche. C’era chi recitava:
– San Franciscu mia, s’ ‘u’ mi marìtu,
patrinnùosti de mia nun aspettari! –
– E, San Franciscu li rispunni e dici:
Jàticci onesti, ca vi maritàti!-
La cosa più incredibile, non lo crederete, ma, purtroppo, è vero, è quella che vi svelerò.
Il 2 aprile, dalla chiesa di S. Francesco, usciva la processione del Santo, ma le giovani si guardavano bene dal seguirla. Le male lingue avrebbero subito detto che erano là, perché cercavano marito. Allora nella processione si vedevano le donne sposate, le madri di figli e figlie, e leanziane.
Anche questo non andava bene alle male lingue: quelle donne, secondo loro, seguivano la processione, per impetrare il marito per figlie o nipoti.
Alla fine c’era, anche, chi sentenziava:
Né figli ‘e vuti,
né marit’ ‘e patrinnùosti.
Figli e mariti ottenuti per voto si sarebbero rivelati, prima o poi, viziati, pretensiosi, prepotenti ecc.
Per fortuna, ai nostri giorni, tutto questo è scomparso.
Giuseppe Abbruzzo