Il bosco della “Caccia” e un pezzo di muro in pietra.Recinzione o antico acquedotto?


Negli anni ’50, gli adolescenti di Acri oltre ad ascoltare dai nonni i racconti fantasiosi sui briganti e sui “nivuri manti” (i “neri mantelli”, gli incappucciati), apprendevano i miracoli del Beato Angelo e le vicende dei Principi Sanseverino. A questa nobile famiglia erano collegate le notizie sul grande palazzo che li ospitava nei mesi estivi e sul bosco, posto sulle colline che contornavano il Palazzo, dove solevano cacciare la selvaggina (da qui il toponimo che si tramanda da padre a figlio: la “Caccia”).
A quel tempo il bosco della “Caccia” era la meta preferita dei ragazzi, che vi trascorrevano interi pomeriggi, ingegnandosi spesso a fare bastoni coi polloni di castagno, altre volte a lanciarsi sulle giovani piante, curvandole per lasciarsi penzolare. Era il territorio ideale per fare anche lunghe camminate: d’estate, con i più ardimentosi, per scovare nidi di uccelli e in autunno per raccogliere funghi. I ragazzi lo percorrevano in lungo ed in largo, naturalmente facendo attenzione al guardiano della tenuta.
I più grandicelli di loro, sollecitando stupore, facevano notare ai novizi “un pezzo di muro in pietra che delimitava la riserva di caccia del Principe” per provare che erano guide esperte.
Il posto indicato da questi era (ed è) in una piccola vallecola, a poche decine di metri dal punto panoramico con la quercia secolare, lungo il Viale Beato Angelo d’Acri. Adesso gli arbusti lo ricoprono tutto e non è più visibile, ma c’era/c’è un tratto di muro a pietra: i miei occhi e quelli di molti altri l’hanno visto per tanto tempo.
Adesso, la differenza di quota giustificherebbe un’altra ipotesi: chissà che non sia un tratto di un antico acquedotto per servire il Palazzo dei Principi Sanseverino (o l’intero centro urbano)?
Una carta del centro di Acri (rilievo aerofotogrammetrico 1971-72), a scala 1:2.000, evidenzia che il muro è a quota 720 m s.l.m. e Piazza G.B. Falcone, adiacente il Palazzo Sanseverino-Falcone, si trova a quota 718,00 m s.l.m.
I dubbi e l’ipotesi, quindi, hanno motivo di esistere.

Francesco Foggia

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