Capalbo-Bonacci, matrimonio incestuoso

A fine mese approderà in consiglio comunale il bilancio di previsione. Al termine della canonica discussione verrà approvato, senza scossoni di sorta. Non potranno esservene, considerato che vi è un bilancio stabilmente riequilibrato, approvato dalla commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali, del Ministero dell’Interno, in cui vi sono spazi di manovra e discrezionalità prossimi allo zero. In sostanza, si tratterà di un pura e semplice formalità.

Ciò che tuttavia suscita un certo interesse, e che finora, dopo il fuoco di paglia di qualche settimana fa, è rimasto sullo sfondo, sono le dinamiche politiche che hanno investito la maggioranza.

In meno di due anni, sono stati sostituiti tre assessori, due dei quali sono andati via sbattendo la porta, e due consiglieri sono stati invitati a passare all’opposizione. Non solo movimento in uscita, vi sono anche innesti non ancora formalizzati, ma in predicato di ufficializzazione. C’è stato l’accordo messo nero su bianco tra Partito Democratico e Articolo Uno, “per avviare una proficua interlocuzione volta a consolidare una piattaforma programmatica comune”. Parole in puro stile politichese volte invece a consolidare un percorso già avviato in consiglio comunale.

I reiterati appelli all’unità sulle grandi questioni invocata dal sindaco Pino Capalbo negli ultimi mesi hanno fatto il paio con un cambiamento di rotta di Mario Bonacci. Da una opposizione intransigente che lo ha portato a votare contro quasi tutti i provvedimenti voluti dalla maggioranza e aver smontato pezzo per pezzo ogni documento finanziario per poi bocciarlo, Bonacci ha assunto via via toni più morbidi, fino a una sorta di atteggiamento quasi protettivo nei confronti del sindaco. Non sfuggono gli inviti rivolti al primo cittadino al coraggio di liberarsi da zavorre che rallentavano la maggioranza o certe apostrofi di ciceroniana memoria rivolte, senza mai citarli, ai fedifraghi Caiaro e Intrieri.

Ora, per carità, nessuno si scandalizza e la politica ci ha abituato a tutto, ma di considerare questo matrimonio naturale proprio non ce la sentiamo. Si configura, più che altro, come l’unione di due sconfitte: quella di Capalbo, che ha ammesso “da soli non ce la facciamo” e quella di Bonacci, che rinuncia a essere alternativa. Non c’è stato sindaco che prima o poi non abbia invitato l’opposizione a collaborare. Gli inviti all’unità arrivano da sempre da chi governa, mai da chi si prepara a sostituire chi governa. Da questo operazione, in termini di utilità politica, Capalbo ha solo da guadagnare, sebbene non manchino i mal di pancia tra i suoi sostenitori.

Per quanto riguarda il prof. Bonacci, arriva a questo approdo dopo aver consultato gli oltre trenta iscritti al suo partito, ma dimentica i circa duemila elettori che lo hanno votato perché la ritenevano l’opzione migliore. Bonacci ha raccolto quel risultato perché c’era una fetta di elettorato del centrosinistra convinta che Capalbo non fosse il candidato ideale. L’accordo oggi significa che tutto ciò che finora li ha divisi viene meno e che i programmi di entrambi vanno a farsi benedire, per farne di nuovi.

Capalbo ha ottenuto la fiducia del consiglio comunale sulle linee programmatiche. Che non sono quelle di Bonacci. Se questo decide che quello ha bisogno di una mano, per il bene della città, nessuno gli vieta di farlo dall’opposizione, ma un coinvolgimento organico è francamente incomprensibile. I due provengono dalla medesima famiglia politica, ma dal tronco i rami di sono diramati, con propaggini lontane le une dalle altre. Nonostante la consanguineità (politica), questo rapporto appare quantomeno innaturale. Se proprio è necessario farlo, che ci sia un passaggio elettorale, pronubo di questo matrimonio.

Il prof. Bonacci è convinto che certe situazioni riempiano pagine di giornali e gossip politico sui social, ma che siano destinate a durare lo spazio di un mattino. Stavolta rischia di sbagliare, perché certe dinamiche lasciano tracce profonde, soprattutto in chi avverte una sorta di tradimento dei patti elettorali, che vincolano l’elettore all’eletto.

P.S. Finora c’è stata solo la promessa di matrimonio, magari scopriremo che non si farà per un sussulto di buonsenso politico. Se così fosse, sarebbe difficile spiegare

l’avvio di “una proficua interlocuzione volta a consolidare una piattaforma programmatica comune”, se poi questa non dovesse andare in porto.

                                                                                                     Piero Cirino

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2 risposte

  1. Gino Meringolo ha detto:

    Acri è un paese senza governo e senza opposizione. Bisogna cambiare.

  2. Angelo S. ha detto:

    Se la notizia sarà confermata sarà l’ennesima conferma che per una eventuale poltrona si vende l’anima al diavolo…
    Sono profondamente deluso mi sono fatto 500 km per venire a votare…mi sa tanto per l’ultima volta ???
    Chiedo un po’ di Rispetto per gli elettori che ti hanno votato prof. Bonacci

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