Nicola Fusaro, l’esordio in Serie A e la vittoria contro l’Inter
Seconda e ultima parte della storia calcistica di Nicola Fusaro.
A Varese Nicola Fusaro arriva dopo il turbolento Cosenza – Internapoli, un 2-0 accompagnato da intemperanze e dalla squalifica del San Vito. Tra gli avversari nomi del calibro di Vinicio, Wilson e Chinaglia. Era la stagione 1969-1970. In quell’occasione c’erano anche degli osservatori del Varese, venuti a visionare altri nomi, ma colpiti da Fusaro. La rapidissima ala destra calabrese viene acquistata dalla formazione guidata da Nils Liedholm e per sei mesi viene mandata in prestito al Verbania.
Qui incontra anche Pippo Marchioro, con un passato calcistico al Catanzaro. “Ricordo – spiega oggi Nicola Fusaro – che mi chiamava “lupo della Sila”. In quella formazione militavano giocatori del calibro di Bagnoli, Calloni, Libera e Guidetti. Bella stagione, finita purtroppo con la sconfitta allo spareggio con il Venezia.
Quindi il rientro a Varese e un nuovo prestito, al Brindisi, in Serie B. Finisce male, con i pugliesi retrocessi alla fine del campionato. Dopo tanto peregrinare, Fusaro fa rientro in Lombardia, stavolta per rimanerci. E’ l’anno della grande cavalcata in Serie B e la promozione nella massima Serie.
Nicola Fusaro arriva nell’olimpo del grande calcio. Allenatore era Marosi e tra i compagni di squadra c’erano pure Marini, Libera e Zignoli. Era la stagione 1973-1974. Nicola esordisce in Serie A in Varese – Inter, che finì 2-0 per i padroni di casa.
“Ero marcato da Giacinto Facchetti, un vero signore. Ricordo che quando mi faceva fallo si avvicinava per assicurarsi che non mi fossi fatto male”.
Ancora, “quando giocammo a Torino contro la Juventus mi tremavano le gambe e non riuscivo a capacitarmi che io fossi lì in quel momento contro campioni di assoluto livello mondiale”.
Su chi sia stato il giocatore più forte incontrato, Nicola Fusaro non ha dubbi: “Gianni Rivera era davvero di un altro livello, sebbene devo dire che Mazzola gli si avvicinasse molto”. Altro aneddoto: “quando giocammo a Cagliari ricordo che Gigi Riva mi regalò la sua maglia”.
In quella stagione totalizzerà 22 presenze, con 1 gol. Purtroppo il Varese retrocede in Serie B e Fusaro viene ceduto in comproprietà al Catania, del vulcanico presidente Massimino. Diventa subito capitano della squadra e beniamino dei tifosi. “Inizialmente non volevo allontanarmi troppo dalla famiglia, ma poi accettai di tornare a giocare al Sud. Al Catania ho trascorso tre anni bellissimi, anche per la famiglia. Era un ambiente in cui mi sono integrato alla perfezione”.
Alla fine dell’avventura etnea, Nicola Fusaro aveva raggiunto i trent’anni di età. Decise quindi di andare ad Acireale, con Viviani come allenatore.
Alla fine dell’anno agonistico, per lui inizia una nuova carriera. Fa il corso per allenatori, torna a Varese, dove, dopo aver conosciuto il presidente della Solbiatese, che era una sorta di succursale del Milan, lavora nel settore giovanile e collabora con Pierino Prati.
C’è ancora spazio per un lampo nostalgico, con il ritorno all’attività agonistica, nella stagione 1981-1982, con l’Acri, ma è una sorta di passo d’addio. Nicola torna a Varese e ad Acri non verrà per circa vent’anni. Quando lo fa, deve modificare i suoi programmi. Era venuto per una breve vacanza, ma conosce Maria Luisa, che diventerà sua moglie e con la quale vive tutt’ora, proprio nel centro presilano.
Il calcio comunque continua a rappresentare un elemento di straordinaria importanza per Nicola Fusaro, perché “al calcio ho dedicato la mia vita. Fino a trent’anni non ho mai fumato e non ho mai bevuto un solo sorso di bevande alcoliche”. Quindi, “Con Cosimo Palumbo, che mi mise a disposizione la struttura di Montagnola, decidemmo di realizzare una scuola calcio: la Football Club Giovanile Acrese. Sono stati anni di grande soddisfazione per il settore giovanile calcistico acrese”.
Poi un atto di grande generosità, “per permettere di riportare il nome di Acri in Promozione, cedemmo gratuitamente il titolo”. Infine, ancora una dichiarazione d’amore alla sua città: “spero tanto che l’Acri quest’anno si salvi, mi dispiacerebbe davvero tanto vedere il titolo retrocesso”.
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