40 anni fa nasceva il Servizio sanitario Nazionale. Un compleanno dolce-amaro.

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40 anni fa nasceva il Servizio Sanitario Nazionale. Finiva l’era della Casse Mutue e lo Stato garantiva l’assistenza sanitaria a tutti i cittadini. Una grande conquista di civiltà.

Il compleanno è passato pressoché inosservato, anche perché, più che una festa, il 40° assume l’aria di un solenne “de profundis”. Gli attacchi a quello che era uno dei migliori sistemi assistenziali al mondo sono stati molteplici e alcuni, abbastanza recenti, quasi fatali.

Già col governo Renzi si sono registrati alcuni magistrali colpi al sistema sanitario, i cui effetti non si sono fatti attendere in termini di solidità e sostenibilità dell’assistenza sanitaria.

L’economia ha finito per dettare e imporre le proprie regole e il pedissequo rispetto dei parametri europei ha finito per portare a sacrifici enormi, calpestando conquiste e diritti che mai avremmo pensato che qualcuno avrebbe potuto calpestare.

Dopo la crisi finanziaria del 2008, sono stati varati in Italia una serie di provvedimenti a sostegno dell’economia, quali i Jobs Act. Si tratta, in estrema sintesi, di una riforma del lavoro, attuata essenzialmente tra il 2014 e il 2015, che ha finito per subordinare all’interesse economico e a una serie di misure fiscali tutti gli altri settori.

In pratica, si è partiti dal presupposto che la priorità è il lavoro, lo sviluppo economico, mentre il fisco è il sistema preminente su cui agire per agevolare lo sviluppo: se per fare questo si tratta di triturare il sistema assistenziale, poco importa; in buona sostanza, non sarebbe nient’altro che un effetto collaterale.

Ciò che appare perverso in questa filosofia di governo, essenzialmente neoliberista, è il fatto che non è stata imposta da un governo di destra, ma dai nipotini e pronipoti di Berlinguer.

Il progressivo definanziamento, e la conseguente defiscalizzazione dell’assistenza (che si traduce in minori introiti), ha portato a una progressiva riduzione dell’offerta da parte del S.S.N., con conseguente incremento del sistema privato.

A tutto questo si aggiungono i nefasti effetti sul S.S.N. del blocco del turnover e il conseguente incremento delle liste d’attesa nel pubblico. Nella legge Madia è contenuto un emendamento – in precedenza bocciato tre volte e riproposto abilmente, alla chetichella, nella legge citata – in base al quale le Aziende sanitarie possono anche assumere personale medico, a patto che ciò non si traduca in maggiori oneri per lo Stato. In pratica, i neo assunti vengono pagati grazie a un articolo della legge Madia, che permette di attingere dagli stipendi degli altri medici, con erosione di una voce dello stesso, precisamente l’indennità di retribuzione aziendale, il cui ammontare è stato in molti casi ridimensionato per pagare gli stipendi dei neo assunti.

Sarebbe come se a casa nostra ci fosse un problema al rubinetto del bagno, chiamiamo l’idraulico e chiediamo agli altri condomini di contribuire a pagare il professionista che è venuto a risolvere un problema non loro.

La messa in competizione di due fornitori di assistenza – uno pubblico e l’altro privato – finirà inevitabilmente per favorire il privato, con conseguenti oneri via via sempre meno sostenibili per il cittadino, che si vedrà obbligato, oltre che a pagare i contributi assistenziali dovuti, a sottoscrivere delle assicurazioni private. Si sta andando, in buona sostanza, verso uno scimmiottamento del sistema americano, nel quale, senza la carta di credito attiva, l’assistenza diventa una chimera.

Quando ci si lamenta dello stato presente, e dello stato in cui si sono ridotte alcune formazioni politiche, bisognerebbe fare un passo indietro, rievocando scelte scellerate, che hanno portato il cittadino a dire finalmente basta.

In Calabria, poi, siamo riusciti in un prodigio particolarissimo: abbiamo chiamato un commissario che gestisse la sanità, con lo specifico compito di rientrare dal mostruoso deficit. Il risultato è stato sorprendente: c’è stata una riduzione dei servizi (con la chiusura e il ridimensionamento di molti ospedali) e, contestualmente, è mostruosamente aumentata la spesa, con rigonfiamento del deficit.

Massimo Conocchia

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